Chiediamoci cosa insegniamo ai nostri figli, chiediamoci che esempio siamo per loro, dato che i ragazzi sono delle spugne prendono tutto dai grandi, sono il frutto di ciò che abbiamo seminato.

Se un ragazzo è omofobo, razzista, se una ragazza cerca conferme sui social del proprio aspetto, fondamentalmente la colpa è degli adulti.

Se i genitori si limitano ad incontri e chat virtuali, cosa possono insegnare ai loro ragazzi?

Abbiamo purtroppo perso il contatto con la realtà, persi dietro a dei like, dietro ad incontri casuali che finiamo per scambiare per realtà ma che realtà non sono.

Un esempio per capire ciò a cui ci siamo ridotti può essere la storia del Prof. "Bullizzato" perché gay. Finché si ripeteranno episodi simili come quello riportato di seguito, è chiaro che il futuro continuerà ad essere nelle mani degli imbecilli.

Prof è vero che sei gay?” All’inizio è stata questa la domanda fatta ripetutamente e costantemente con la quale un gruppo di ragazzini di una scuola media del Basso Salento ha tormentato un docente, fino ad arrivare, in seguito, all’aggressione fisica.

L’insegnante, timido e riservato, è stato perseguitato tanto che è stato costretto ad allontanarsi dalla scuola e a ricorrere alle cure dei sanitari per una depressione.

L’accaduto è stato denunciato ai carabinieri dal padre del docente, un 74enne ex dirigente scolastico, secondo il quale il figlio “non è stato tutelato dalle istituzioni”. La notizia è pubblicata oggi sul Nuovo Quotidiano di Puglia.

“Inizialmente – racconta l’uomo in una intervista al quotidiano – si è trattato di insulti omofobi segnalati da mio figlio con note disciplinari rimaste, perlopiù, lettera morta.

Poi sono degenerati in autentiche aggressioni, come quella avvenuta in classe con una bottiglia, da parte di un alunno rimasto impunito. Altri episodi più gravi hanno causato le sue assenze prolungate per malattia.

Purtroppo, mio figlio a seguito di queste continue aggressioni è preda di una profonda depressione”.

La prima denuncia risale al 2016, quando il docente appena entrato in una classe viene apostrofato da un alunno con un: “Oggi non mi rompere i c…”, facendo intravvedere quello che l’insegnante pensa sia un coltello. Informato il vicepreside sull’accaduto, il docente si sentì rispondere che non poteva intervenire perché non c’era certezza che l’oggetto fosse un coltello e di avvisarlo immediatamente qualora ne avesse avuto la certezza.

Poco dopo lo stesso ragazzo, in classe, tirò fuori dalle tasche un grosso coltello per sbucciare un mandarino e quando l’insegnante gli disse che era vietato portare un coltello in aula, rispose: “Oggi faccio il coltello a sangue. Ti faccio un bel regalo di Natale: un mazzo di fiori”.

Il docente un’altra volta è stato spinto alle spalle da un altro alunno che gli ha fatto cadere zaino e occhiali mentre lo studente in questione, gli gridava: “Prof è vero che sei gay?