Ogni sacramento è un “segno” della misericordia di Dio, cioè una realtà visibile che ne indica un’altra: più specificamente, il sacramento è segno sacro e santificante.[1] Di “segni sacri” è piena la vita dell’uomo ed è pieno sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Un sacramento come “segno”, anzi ogni “segno” del Nuovo Testamento, ha una ricchezza e una forza indicativa straordinaria, molto maggiore di quella dei segni dell’Antico Testamento. È vero che anche nell’Antico Testamento ci furono dei “segni” di realtà sacre, come ad esempio i sacrifici, ma questi segni, per usare il linguaggio dei Padri, erano “ombre”. I sacramenti del Nuovo Testamento, invece, sono “immagini”. Per esempio, se una persona vede soltanto l’ombra di un uomo, tracciata dal sole, sa che l’uomo esiste e ne coglie alcuni aspetti. Se quella persona, invece, ne vede l’immagine naturale e il ritratto, senza essere ancora in contatto diretto con la persona, ne coglie aspetti molto maggiori. Ecco perché possiamo dire tranquillamente che ogni sacramento, e quindi anche il matrimonio, è un segno di questo tipo: anzi è una “immagine” bella della realtà significata.[2] «Proprio perché Dio, che ha creato l’uomo e la donna, conosce la bellezza di questo progetto di coppia, ha voluto che fosse collocato in una cornice che mette ancor più in risalto l’originalità, la novità di questa sua immagine e somiglianza».[3]

La domanda allora nasce spontanea: in che cosa consiste il segno, l’immagine del sacramento del matrimonio? Noi sappiamo che già nel battesimo il segno consiste nel gesto di infondere l’acqua sul capo del battezzando unitamente alle parole: “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”, un segno semplice, ma ricco e suggestivo, se si riflette che l’acqua del battesimo non è soltanto quella realtà fisica che si vede, ma racchiude in sé il simbolismo dell’acqua della creazione, del diluvio, del mar Rosso, del Giordano, ecc. Le parole trinitarie richiamano la presenza delle Tre Persone Divine e la loro azione. Nel matrimonio, invece, il segno è il “patto coniugale” tra i due sposi, il “sì” d’amore che essi si scambiano pubblicamente davanti ai testimoni. Siamo certi che questo scambio d’amore è uguale in tutti i matrimoni: quelli di ogni tempo e di tutti i luoghi, però nel matrimonio tra battezzati c’è qualcosa di specifico e di unico. Il battesimo infatti, inserendo il cristiano in Cristo e nella Chiesa, ha anche trasformato l’amore sponsale, che c’è in ogni uomo, in una partecipazione dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Ecco perché, quando nel sacramento del matrimonio i nubendi battezzati si scambiano il “sì” dell’amore coniugale, questa non è realtà puramente umana, ma è già una partecipazione dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Così lo scambio d’amore è una “immagine” e non solo un’“ombra” di quello che il sacramento del matrimonio produrrà. Possiamo, anzi, dobbiamo aggiungere ancora che proprio perché un uomo e una donna battezzati si fanno dono in un amore sponsale, sempre in forza del battesimo, essi già partecipano di quello di Cristo e della Chiesa. Per questo è possibile scambiare l’amore sponsale trai un uomo e una donna solo in modo sacramentale. Ecco perché per i battezzati il matrimonio solo civile non è un vero e autentico matrimonio. Effettivamente anche il nuovo Codice ha ribadito, come abbiamo già menzionato prima, questa verità «tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento» (can. n. 1055).

II sacramento sponsale del matrimonio diventa segno visibile della misericordia e produce effetti di grazia, significati dal segno sacramentale. Tali effetti si riferiscono al vincolo coniugale e alla santificazione dei coniugi e sono condizionati dalle disposizioni dei coniugi. Per poter conoscere gli effetti propri di un sacramento bisogna riferirsi infatti al segno, perché il sacramento “produce ciò che significa”. Così è per esempio il battesimo, il cui segno è una “lavanda” che purifica dal peccato e vivifica con una grazia di rigenerazione, e cioè della misericordia. Nel matrimonio invece, il segno sacramentale è l’atto di amore sponsale cristiano. Esso, quindi, produrrà nei coniugi una “speciale” partecipazione all’amore sponsale Cristo-Chiesa, segno visibile della misericordia.[4]

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek

  


[1] Costatiamo che l’efficacia dei sacramenti è un loro aspetto caratteristico, affermato e difeso dalla Chiesa con chiarezza e tenacia. Essa significa, in particolare, due cose: che il sacramento, una volta che è posto validamente, se così non fosse non ci sarebbe sacramento, produce sicuramente i suoi effetti, a meno che il soggetto che lo riceve, per quanto riguarda la grazia, vi ponga ostacolo: in questo caso l’effetto si realizza quando l’ostacolo è rimosso; che gli effetti del sacramento non sono opera di chi lo riceve, ma un dono di grazia prodotto dal sacramento, anche se chi lo riceve ha il dovere di sviluppare i semi di grazia che il sacramento ha posto nel suo cuore. Qui osserviamo che anche il sacramento del matrimonio, quando il suo segno, cioè il patto coniugale, è posto validamente, produce le grazie significate non come conquista o merito di chi lo riceve, ma per sua forza intrinseca. Se ci chiediamo come mai il sacramento ha tale forza, la risposta è questa: il sacramento, ogni sacramento, è un gesto e un’azione di Cristo e Cristo è la radice e la sorgente di ogni grazia. Qui si inserisce il discorso della istituzione del sacramento, nel nostro caso del matrimonio, da parte di Cristo: cf. G. Oggioni, Catechesi sul matrimonio e sulla famiglia, op. cit., p. 27.
[2] Cf. ibid., pp. 26-27.
[3] R. Bonetti, In famiglia la fede fa la differenza, op. cit., p. 14.
[4] Cf. G. Oggioni, Catechesi sul matrimonio e sulla famiglia, op. cit., pp. 30-33.