Si parla spesso di Brexit per capire se esista o meno un'Unione europea che possa definirsi tale al di là dell'etichetta formale che politicamente ne indica l'esistenza.

La risposta che ufficialmente viene data è affermativa e, per motivarla, si fa riferimento all'ultimo risultato elettorale disponibile che dimostri la sconfitta, o la non vittoria, di questo o quel movimento populista, nazionalista o anti Europa che sia... con piena soddisfazione di istituzioni e mercati finanziari.

Ma quello che però non viene detto e si cerca di non dire e di voler nascondere all'opinione pubblica è che in alcuni paesi dell'Unione la maggioranza politica che governa è formalmente contro i principi fondanti dell'Unione europea ma, nonostante questo, continua a farne parte, solo perché ritiene conveniente approfittare di alcuni vantaggi economici, senza che sia possibile che il resto degli altri paesi possa far nulla in merito.

Per paradosso un Mussolini o un Hitler in erba potrebbero tranquillamente governare in uno dei paesi dell'Unione senza che le istituzioni europee possano impedirlo, anche se in quel paese non venisse applicato uno di principi fondanti, espresso nell'articolo 2 del Trattato, che recita che l'Unione "si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini."

E tanto per non parlare a vuoto, facciamo un esempio concreto per dimostrare quanto scritto in precedenza.

In Polonia, il partito PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e Giustizia) di Jarosław Kaczyński che dalla fine del 2015 supporta il governo in carica guidato dalla premier Beata Szydło (vicepresidente del PiS) ha progressivamente licenziato leggi che limitano lo Stato di diritto e le libertà in quel paese... con l'Unione europea che è stata praticamente a guardare, senza far nulla o quasi per impedirlo.

Adesso, il Parlamento polacco sta approvando l'ennesima legge antidemocratica che permetterà al Governo di avere un controllo diretto sulle decisioni della Corte Suprema polacca. Quindi, il Governo avrà un controllo totale sulla propria attività legislativa, senza che vi sia un'istituzione terza a verificare o meno la legittimità di ciò che viene deliberato. Questo è il fondamento di qualsiasi dittatura.

Incredibilmente, questa legge è sembrata eccessiva anche per Bruxelles che si dovrebbe attivare per mettere in atto la procedura prevista all'articolo 7 del Trattato dell'Unione, che - una volta approvata - ha come conseguenza quella di sospendere alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro [oggetto della procedura] dall'applicazione dei trattati, compresi i diritti di voto del rappresentante del governo di tale Stato in seno al Consiglio europeo.

Ma, a causa della complicata burocrazia che sta alla base del Trattato, la Polonia non corre alcun rischio in tal senso perché per attivare tale procedura è richiesto che tutti gli Stati membri (escluso quello oggetto della contestazione) siano concordi nell'applicarla.

Ma, ad esempio, l'Ungheria di Orban non voterà mai contro la Polonia... i governi sono quasi gemelli tra loro, condividono le stesse politiche e le stesse aspirazioni. Quindi, nell'Unione europea abbiamo non uno ma almeno due Stati che sono sfacciatamente contro i principi che stanno alla base dell'Unione e l'Unione non può fare materialmente nulla per applicare sanzioni contro tali Stati.

Quindi, è per questo motivo che il premier ungherese Viktor Orban - in un’intervista a radio Kossuth, la radio nazionale ungherese - si è permesso di dire che, in relazione al problema dei migranti che arrivano dall'Africa, l’Italia dovrebbe chiudere i suoi porti per bloccare i flussi dal Mediterraneo, senza preoccuparsi di non dar seguito all'impegno preso, sempre in sede europea, di farsi carico di una parte dei rifugiati ed accoglierli nel suo Paese.

Dichiarazioni, quelle di Orban, non solo assurde per la loro insensatezza ma anche per l'arroganza con cui vengono espresse, dovuta al fatto che il venir meno agli impegni presi non avrà per lui alcuna conseguenza. E le parole del primo ministro ungherese sono anche il pensiero degli altri paesi del Gruppo di Visegrád (Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) che fanno parte anch'essi dell'Unione europea.

Ma non solo. Sulla stessa "lunghezza d'onda" si è pure sintonizzata l'Austria che ha un governo supportato da una maggioranza socialdemocratica. Eppure le sue posizioni sono le stesse espresse da Orban!

Patetica quindi la replica del presidente del Consiglio Gentiloni che ha dichiarato che l'Italia «è un Paese impegnato a farsi carico di un peso che dovrebbe essere più condiviso in Europa, e credo che dai nostri vicini e dai Paesi della Ue noi abbiamo il diritto di pretendere solidarietà.

Non accettiamo lezioni, tantomeno possiamo accettare parole improbabili e minacciose come quelle ascoltate qualche giorno fa da nostri vicini.
Serenamente ci limitiamo a dire che facciamo il nostro dovere e pretendiamo che l’Europa intera faccia il suo dovere al nostro fianco invece di dare improbabili lezioni al nostro Paese.»

Ormai dpobbiamo prendere atto di un'evidenza che è ampiamente dimostrata: l'Unione europea non esiste più, semmai sia mai esistita. Un'unione si basa su dei principi fondanti comuni a tutti coloro che ne fanno parte. Se questi principi vengono meno e non si possono far rispettare, quell'unione non esiste più, è una conseguenza logica ineluttabile.

Oggi, supportano il fantasma dell'Unione europea alcune multinazionali che ritengono vantaggioso sfruttare la manodopera a basso costo di alcuni paesi o la finanza che trova più semplice fare le proprie speculazioni con le attuali regole indicate da Bruxelles... ma l'Unione europea non avrebbe dovuto avere un respiro leggermente "più alto" e, soprattutto, non avrebbe dovuto servire, prima di tutto, gli interessi dei cittadini che ne fanno parte?

Prendiamo atto del suo fallimento e decretiamone la fine... almeno per fare chiarezza e togliere l'ipocrisia che fa da alibi a scenari politici insensati, perché impraticabili e irrealizzabili.