Se il Parlamento non decide, a ulteriore testimonianza di quanto sia assurdo l'attuale sistema elettorale studiato ancora una volta per far credere ai cittadini di eleggere i loro rappresentanti quando invece finiscono per eleggere degli squallidi lobbisti che fanno i loro interessi e - se capita - qualche volta anche quelli dei collegi dove sono stati eletti, allora devono essere gli stessi cittadini a farlo.

Lo ha ampiamente dimostrato il referendum per legalizzare l'eutanasia, lanciato nell'assoluto silenzio dei media che, in pochissimo tempo, ha raccolto ben oltre le firme necessarie per richiederne l'approvazione da parte della Cassazione. Un referendum che non avrebbe dovuto essere fatto perché il Parlamento doveva aver già licenziato una legge in merito, come richiesto in una sentenza della  Corte Costituzionale. Ma la legge non è arrivata, perché il lobbisti che grottescamente si fanno chiamare parlamentari hanno pensato che non avrebbe potuto in ogni caso soddisfare i loro sponsor.

Quindi, sarà un referendum che costringerà i cittadini a fare il lavoro che i parlamentari (lobbisti) non hanno fatto nonostante, per svolgerlo, siano pagati circa 15mila euro al mese.

E visto che anche sulla legalizzazione della cannabis la storia rischia di ripetersi - attualmente è in discussione nelle commissioni parlamentari una legge ad hoc - ecco che  un gruppo di esperti, giuristi e militanti da sempre impegnati contro il proibizionismo, coordinati dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, lo scorso 7 settembre ha deciso di depositare in Cassazione un Referendum per la Cannabis Legale.

Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990, è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe.In primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza (1) intervenendo sulla disposizione di cui all'art. 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all'art. 74, intervenendo sul 73, comma 4. Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all'uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull'art. 75, comma 1, lettera a).
(1)
si mantengono le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall'uso personale.


Questo è il quesito depositato in Cassazione

Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309,  avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti:Articolo 73, comma 1, limitatamente all'inciso “coltiva”;Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”;Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?

Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie, come viene ricordato in una nota dell'Associazione Luca Coscioni.

Sono 6 milioni i consumatori di cannabis in Italia, tra questi anche moltissimi pazienti spesso lasciati soli dallo Stato nell'impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Questi italiani hanno oggi due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere. Un dibattito che non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico.

Per questo è partita la raccolta delle firme, da completare in soli 19 giorni in quanto come previsto dalla legge le firme vanno raccolte dal 1 gennaio al 30 settembre dello stesso anno, che sarà effettuata in via telematica sul sito www.referendumcannabis.it grazie alla firma digitale.

I promotori si appellano al Governo perché non vi siano discriminazioni circa la possibilità di consegna delle firme certificate entro il 30 ottobre, come per gli altri referendum presentati in Cassazione prima del 15 giugno.

Nel video che segue la conferenza stampa di presentazione che si è svolta sabato 11 settembre...