Donald Trump inizia la guerra dei dazi. Tra ultimatum e brutte figure, con il Congresso sempre più dubbioso sulle sue scelte politiche nonostante sia a maggioranza repubblicana, il presidente USA continua la "ferrea" applicazione delle sue promesse elettorali, al di là della logica e del buon senso.
Dopo la figuraccia rimediata con l'impossibilità di cambiare la riforma sanitaria di Obama, Trump cala la "briscola" - in inglese, trump card - puntando sui dazi. Argomento quanto mai spinoso perché a rischio ci sono i rapporti commerciali con molti paesi di primo piano, a partire dalla Cina. Incrinare i rapporti commerciali, significherebbe poi incrinare i rapporti politici, con conseguenze imprevedibili non solo dal punto di vista economico.
Di concreto, per il momento, Trump non ha fatto niente. Però ha firmato due decreti che danno mandato ai membri del proprio governo di valutare il deficit commerciale degli USA con alcuni dei propri partner più importanti - tra cui Cina, Germania, Giappone, Corea del Sud, Messico - e di provvedere ad un'applicazione più rigorosa delle leggi anti-dumping per evitare una possibile concorrenza sleale da parte di aziende straniere nei confronti di aziende americane.
La firma dei due decreti si è trasformata in una scenetta comica dopo che i giornalisti presenti per riprendere la cerimonia hanno iniziato a fare domande a Trump su cosa ne pensasse della richiesta di immunità avanzata dal suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn in cambio della sua testimonianza nel Russia gate.
Invece di rispondere, Donald Trump si è alzato ed è andato in una stanza attigua, tra l'imbarazzo del suo staff, motivato anche dal fatto che il presidente non avesse firmato i due documenti. Così il vice presidente Mike Pence gli è corso dietro con la cartella contenente i due decreti che sono stati poi firmati non alla presenza della stampa. E questo è sintomatico del nervosismo di Trump su quanto Flynn potrebbe dire.
In merito alle possibili conseguenze di eventuali dazi applicati dagli USA sulle merci provenienti da altri paesi, la prossima settimana avremo un riscontro di cosa potrà accadere con il vertice in Florida tra Trump ed il presidente cinese Xi Jinping.
E per quanto riguarda il nostro paese ci potrebbero essere conseguenze? Parrebbe proprio di sì, a sentire le dichiarazioni del segretario al Commercio Usa Wilbur Ross che ha incluso anche l'Italia come paese di appartenenza di alcuni produttori stranieri che hanno fatto dumping nei confronti degli USA.
Mentre la Germania ha già anticipato che l'UE dovrebbe fin d'ora valutare la possibilità di sottoporre al WTO un reclamo contro gli Stati Uniti, il governo Gentiloni è stato molto più cauto rilasciando dichiarazioni di circostanza, richiamando alla prudenza e alla riflessione!