È ciò che oggi Conte ha detto rivolgendosi agli studenti. È la domanda che io serenamente giro a lui. 

Premetto che la mia riflessione si concentra solo ed esclusivamente su tale invito e non ha nulla a che vedere con la persona del Presidente a cui, indipendentemente dai colori politici, auguro tanta salute e tanto discernimento per fare bene il suo lavoro. 

La mia domanda semplicemente chiede: quale futuro presidente?

Quello degli insegnanti precari che oggi sono impegnanti con gli stessi allievi a cui lei si riferisce? Quello dei disoccupati a casa? Quello dei rider? Quello di tanti laureati delusi e sfiancati per i tanto curriculum inviati? Quello di tanti padri di famiglia umiliati, a casa, con le mani in tasca e queste vuote?

Dovrei continuare a fare l’elenco? Sarebbe noioso e sopratutto doloroso. 

Grazie presidente per la sollecitazione. Come insegnante cercherò di accendere il fuoco del desiderio di conoscere nel cuore dei miei allievi, in modo che l’impegno possa risultare loro meno gravoso, più affascinante. Io ce la metterò tutta ma questo non credo che darà loro fiducia nelle istituzioni. Non basta. Spesso infatti mi hanno chiesto: “Ma come mai prof lei ha 42 anni e 3 lauree ed è ancora precario?”. 

Caro Presidente, non la sto incolpando. Ci mancherebbe altro. Lei è lì solo da qualche decina di mesi. Inoltre, io non ho neanche un millesimo delle sue competenze e, sinceramente, non la invidio assolutamente. Sono più portato per lo studio, la riflessione, la scrittura e la loro comunicazione agli altri. Però, per favore, non illudeteci più, non illudete anche loro.