Uno dei più grandi gap della nostra società è quello di non essere in grado di formare adeguatamente i giovani all'educazione civica. Pensate che dopo essere stata letteralmente dimenticata per decenni, è solo da un paio d'anni che il ministero dell'istruzione si è risvegliato con un Decreto del giugno 2020, tramite il quale impartisce qualche linea guida per la reintroduzione della materia in tutte le scuole di ogni ordine in grado.
Si, ma… non una materia a se stante! Per carità. E' stata prevista in “contitolarità” ad altre materie e con un monte ore abbastanza ridicolo (33 ore l'anno!). Chiederei ai ragazzi cosa ne pensano, ma è meglio non farlo.
Quando Aldo Moro istituì l'insegnamento dell'educazione civica, promulgato con DPR n. 585 del 13/06/1958, sembrava fosse anche tardi. E' comunque era solo un inizio. Perché stiamo parlando di un materia basilare nella formazione dell'individuo: come si fa a essere cittadini consapevoli se non si conoscono la Costituzione, il Diritto, il funzionamento dello Stato, i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e quant'altro di essenziale richiesto dall'inequivocabile brocardo latino “ignorantia legis non excusat”.
Forse quella politica fu velleitaria pensando a uno Stato che volesse cittadini consapevoli, mentre subito dopo si scoprì che era meglio mantenerli il più possibile ignoranti, specie in tema di diritti e doveri. Così da renderli confusi e succubi delle indicazioni e del pensiero altrui. L'elite politico-giudiziaria; il potere, così, meno imbarazzato nel guidare la barca Italia senza manuale d'istruzioni, o con quello che fa più comodo (tanto nessuno se ne accorge).
L'educazione civica andrebbe insegnata per almeno due ore a settimana, dall'infanzia all'ultimo anno delle superiori. E' in assoluto la materia più importante per la formazione dell'individuo, abbiamo già visto il perché. Ma non solo; andrebbe inserita come elemento di approfondimento e interpretazione in ogni argomento storico, come in tutte le altre materie che hanno implicazioni e impatto nella società, e dunque interpretazione politica e giuridica.
Beh, parliamoci chiaro, questo non avverrà facilmente.
Bisognerà, “da grandi”, capire e approfondire in autonomia. Ma c'è un'ostacolo: serve una mente in qualche modo allenata a certi paradigmi del Diritto che si sposano principalmente con la logica. A scuola - se volgiamo partire bene - la logica la troviamo in tutte quelle materie STEM che, tuttavia, secondo il percorso di studi non incontrano tutti a sufficienza.
C'è un'unica materia che parte dall'infanzia e arriva alle superiori, e si studia in maniera sostanziosa ovunque, permettendo di costruire una mente logica estremamente efficiente e raffinata. A patto però di smettere di odiarla: la matematica!
La matematica appare ostica perché spesso viene insegnata male. Ma è dappertutto: dalla scuola dell'infanzia all'ultimo anno di maturità; e spesso la ritroviamo anche all'università. Ci sono mille corsi online, metodi, e insegnanti molto preparati e in gamba, che aiutano a capirla davvero bene. Ne fanno apprezzare i colori, il fascino, l'incredibile chiarezza del suo linguaggio: croce e delizia. Se occorre studiarla, allora perché non farlo bene?
Ragionare con mente matematica significa poggiarsi sulla logica formale più solida (e comprendere meglio la logica stessa), perché discendente da una scienza precisa e coerente per eccellenza. Un rigore che consente una visione ampia, lucida e razionale, di ciò che circonda ogni altro ambito del sapere. La razionalità è un requisito fondamentale quando si ragiona di Diritto: incide per almeno il 90% nel processo di promulgazione e interpretazione delle leggi, nonché nel giudizio. A buttarla così.
Studiare il Diritto sarebbe più economico in termini di tempo, ma considerata la strana (se non sospetta) resistenza dello Stato a renderla materia di rango primario, non avremo sprecato tempo se dedichiamo seria attenzione alle ore di matematica. Ci apriranno la mente!
Un po' come in Karate Kid, dove il maestro Myagi faceva fare al protagonista Daniel cose strane: «…Metti la cera… Togli la cera…». Daniel non capiva perché, pensando addirittura che il maestro approfittasse di lui per farsi sistemare la casa. Poi si rese conto che quegli insegnanti servivano, eccome.
Aprire un libro di Diritto a digiuno - e vi assicuro che nella vita servirà! - e a digiuno anche di matematica, vi renderà la comprensione degli argomenti molto più ostica, complicata. Vi sfuggirà la visione logico-umanistica, che potreste avere più chiara solo se avrete effettuato un percorso umanistico (amando molto la filosofia). Ma qui parliamo di un contesto generale, e quindi di un percorso che sono obbligati fare tutti.
Avere problemi col Diritto causa un mucchio di cose negative: si ignorerà il funzionamento delle norme, dello Stato, l'applicazione della giustizia, oltre a non conoscere bene i propri diritti e doveri. E per una mente poco allenata sarà molto più complesso e faticoso colmare questa lacuna nel futuro.
L'aspettativa sarà il gregge o, al massimo, il complottismo. E mancherà la capacità di ragionare davvero con la propria testa.
Facciamoci furbi: approfittiamo della matematica. Tanto si deve fare e non ha senso farlo per la sufficienza sprecando tempo prezioso. Va compresa nell'intimo (quasi) infallibile delle sue formalità. Il corollario è semplice: se non ti stanno insegnando il Diritto, fregali con la matematica! In futuro sarà molto più facile acquisire velocemente e chiaramente qualunque concetto fondante dell'educazione civica.
Esiste, infine, un legame profondo tra filosofia e matematica. Chi le incontra entrambe nel proprio percorso ha vinto!
base foto: Marie Sjödin da Pixabay