Economia

Il Governo tira dritto, ma il costo dei mutui aumenta

"Il tasso di crescita non si negozia": il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, smentisce voci e indiscrezioni apparse sui giornali secondo cui il tasso di crescita dell’Italia sia stato o sia oggetto di dibattito politico. Le previsioni di crescita sono infatti il risultato di valutazione squisitamente tecnica. Per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro o fuori dal Governo.

Questo il perentorio comunicato pubblicato dal ministero dell'Economia, che fa da "antipasto" al Consiglio dei Ministri che dopo le 20 si riunirà per concordare la risposta da dare alla Commissione Ue che aveva invitato il nostro Paese a rivedere la legge di bilancio per il prossimo anno. Una risposta, in cui, anche in base alle dichiarazione dei ministri del Governo nei giorni scorsi, l'Italia confermerà che non rivedrà la propria posizione e le scelte fatte.

E nonostante anche il Fondo monetario internazionale, quest'oggi, abbia messo in guardia il nostro Paese sui possibili effetti, indicati come negativi, relativi alla riforma della Legge Fornero e del Reddito di cittadinanza.

Per l'Fmi il reddito di cittadinanza è un meccanismo per disincentivare il lavoro, mentre per quanto riguarda la riforma Fornero "è improbabile che l’ondata di pensionamenti porti alla creazione di altrettanti occupati tra i giovani", senza poi dimenticare l'aumento della spesa pensionistica nei prossimi 2-3 decenni.

Ma se i giudizi sulla manovra sono opinabili, è comunque realtà la conseguenza delle decisioni intraprese finora dal Governo che ha causato un innalzamento del tasso di interesse sui mutui, con lo spread che continua ad oscillare stabilmente intorno a quota 300.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l'aumento per le banche del costo della raccolta del denaro all'ingrosso ha determinato una parte dell'incremento dei tassi dei mutui, con alcuni istituti che hanno aumentato gli spread, da luglio, di 15-30 punti base per il mutuo a tasso fisso e di 10-20 punti per quelli a tasso variabile, con un incremento medio dei tassi dello 0,30 per cento.

Inoltre, negli ultimi mesi è poi iniziata, sempre da parte delle banche, la tendenza ad allungare i tempi di erogazione dei mutui, con i preventivi che restano bloccati anche fino a tre mesi per poi, in fase di chiusura, essere ritoccati verso valori più alti.

Autore Mario Falorni
Categoria Economia
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