Prendiamo in considerazione “l’incontro dell’uomo che vive nel tempo con il Dio eterno e misericordioso”. Esso si compie nella storia della salvezza dell’uomo e si attualizza in modo particolare e sempre nuovo nella liturgia della Chiesa. Secondo il pensiero di Sopoćko, la Trinità nella liturgia mette le sue “profonde radici” nel tempo e il tempo viene riconosciuto e accolto nell’amore misericordioso della Trinità. Le Tre Persone si donano e si offrono nella liturgia della Chiesa, come “fonte e culmine per la vita cristiana”. Nella liturgia, ogni battezzato, entra nelle profondità di Dio misericordioso e si lascia avvolgere dal mistero delle relazioni divine, nella comunione con tutta la Chiesa[1]. 

Nell’ecclesiologia del Nostro osserviamo che in “quest’entrare nelle profondità di Dio” è indispensabile la mediazione di Cristo, vero Dio e vero uomo. Infatti, come l’unione delle due nature nell’unica Persona del Figlio di Dio è mediazione attraverso “l’opera della redenzione”, così la liturgia della Chiesa diventa per ogni battezzato “una dimora stabile”, dove si attualizza l’incontro con la misericordia dei Tre[2]. Il Cristo è quel “Sommo Sacerdote” simile agli uomini in ogni cosa fuorché nel peccato (cf. Eb 2,17). Egli non è entrato in un tempio fatto da mani umane, ma nel cielo stesso (cf. Eb 9, 24). Il Cristo sta davanti al Dio eternamente misericordioso, sacrificò se stesso come offerta gradita e perfetta per i peccati degli uomini (cf. Eb 9,28; 10,12). Diremo che da allora in poi Egli intercede incessantemente per tutti come mediatore, assicurando la continua effusione dello Spirito Santo. Per Sopoćko solo in Cristo, durante l’azione liturgia della Chiesa, l’uomo entra realmente e intimamente alla presenza di Dio. Egli si lascia percepire e vivere nella «bellezza del suo infinito amore e della sua incommensurabile misericordia»[3]. 

Tanto è vero che grazie all’incarnazione della “Parola Preesistente”, al “sacrificio pasquale” e all’effusione dello Spirito, la natura umana è stata già introdotta nella stessa  e perfetta comunione del Dio Trinità. La liturgia della Chiesa, istituita direttamente da Gesù durante l’ultima cena e resa possibile dal dono dello Spirito Santo, sarà sempre presenza, partecipazione alla vita divina, mediante la quale l’uomo entra nella piena e intima comunione con il Padre misericordioso, nel Figlio, mediante lo Spirito-Amore. Dunque, la dimensione trinitaria della liturgia fa riferimento alla forma concreta della “comunione e unione vivente” tra Dio misericordioso e l’uomo fragile, che si realizza in maniera misteriosa, reale, concreta e definitiva in Gesù Cristo[4].  A questo proposito  il Nostro afferma che:

 «la Parola Preesistente, ancora prima della fondazione del mondo, ci ha abbracciato con il suo infinto pensiero e con la sua infinita misericordia, desiderando realizzare questa misericordia e assumendo la nostra natura umana in una persona - Gesù Cristo»[5].

 La realizzazione della misericordia, in Sopoćko, richiama anche l’importanza della ministerialità della Chiesa, che sorge inesauribilmente “dal Sacro Costato di Cristo” sempre nell’orizzonte trinitario ed è chiamato a rimanere in esso. Gesù ha inviato i primi discepoli per agire e operare a nome suo - in persona Christi Capitis, in virtù del dono dello Spirito, affinché tutti gli uomini con voce unanime glorifichino Dio, clemente e misericordioso[6].

Perciò, possiamo dire che la celebrazione liturgica dei sacramenti, realizzata dai ministri, non soltanto annuncia le meraviglie compiute dal Dio trinitario con le parole, ma fa presente l’opera di salvezza, cioè l’opera della misericordia[7]. Per esempio, nel battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo. Effettivamente, “con”, “in” e “per” Cristo sono morti, sepolti e resuscitati, ricevendo il dono dello spirito     di figli adottivi[8]. La celebrazione eucaristica, allo stesso modo, rende nuovamente presente il sacrificio della croce di Gesù Cristo. Grazie alla misteriosa e silenziosa azione dello Spirito Santo, l’Eucaristia immette l’uomo nella comunione vera e nell’unione reale con il Figlio e con il Padre (cf. 1Gv 1,3)[9]. 

Per questo motivo possiamo affermare che la preghiera liturgica è particolarmente trinitaria. Infatti, la comunità cristiana celebra la liturgia nello Spirito, per il Figlio al Padre, dal Padre per il Figlio e nello Spirito Santo. Tanto è vero che tutte le orazioni liturgiche terminano con “la formula trinitaria”. Essa “muove” l’assemblea liturgica verso il Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. In altre parole, l’assemblea “accoglie” dal Padre il dono dello Spirito Santo per mezzo del Figlio Gesù. Perciò, possiamo dire che la celebrazione dell’Eucaristia diventa la vera “fonte e culmine” per la vita cristiana, per la liturgia stessa e di conseguenza per tutta la Chiesa. Essa durante la celebrazione eucaristica “benedice il Padre veramente santo e misericordioso”, invocando il dono dello Spirito Santo. Lo stesso dono rende Gesù Cristo presente a coloro che fanno memoria della sua gloriosa passione, morte e risurrezione[10]. 

In seguito all’epiclesi del dono dello Spirito Santo e alla memoria della redenzione del Figlio, l’assemblea liturgica “ritorna” al Padre per Cristo e nello Spirito. La comunità cristiana partecipando al banchetto eucaristico, e cioè al pane e al vino, viene “trasformata” dallo Spirito nel corpo glorioso e nel sangue prezioso di Cristo. Precisando, possiamo dire che durante la celebrazione eucaristica “tutto sale” verso il Padre attraverso il Figlio Gesù: per Cristo, con Cristo ed in Cristo, nell’unità dello Spirito Santo, a lode e onore della sua gloria[11]. 

Secondo il pensiero di Sopoćko, questo grande “mistero trinitario” si attualizza, si manifesta e si comunica agli uomini particolarmente nella celebrazione liturgica. Dio che è amore, desidera ammettere tutti alla comunione con la Trinità ed all’unione perfetta dei Tre, “in”, “con” e “per” Gesù Cristo, il Verbo Preesistente che si è fatto uomo. Egli, Figlio unigenito di Dio, mediante l’incarnazione, la passione e la vittoriosa risurrezione è stato costituito per sempre unico e definitivo Mediatore tra il Padre e gli uomini[12]. 

Possiamo affermare che la liturgia della Chiesa è chiaramente trinitaria. In essa troviamo l’evento della comunione con Gesù Cristo vero Mediatore, con lo stesso Padre e con il medesimo Spirito Santo. Gesù è colui che nello Spirito opera mediante l’azione sacramentale del ministero liturgico. Gesù è colui che parla tuttora nella Chiesa attraverso la proclamazione incessante della Parola di Vita e della Verità. Gesù è realmente presente in mezzo ai fedeli riuniti nell’assemblea liturgica ed uniti nel nome della Trinità.

Don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek

 
[1] Cf. Dz., q. III, pp. 201-204.
[2] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 11.
[3] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 13.
[4] Cf. M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, pp. 106-107.
[5] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 233.
[6] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 47.
[7] Cf. ibidem, p. 45. 
[8] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 236.
[9] Cf. ibidem, pp. 250-253.
[10] C. Vagaggini, Il senso teologico della liturgia, Paoline, Roma 1965, pp. 196-242. Notiamo che per esempio la quarta Preghiera Eucaristica del Rito Romano, recentemente composta, si basa sul modello delle antiche orazioni eucaristiche greche. Esse formano la cosiddetta “anafora di san Basilio” che veniva utilizzata dagli Ortodossi in alcune solenni feste dell’anno liturgico. Per questo motivo, infatti, la composizione della quarta Preghiera Eucaristica sintetizza tutte le opere di Dio misericordioso. Potremo dire che la tradizione liturgica vuole porre un forte accento sul ricordo delle opere di misericordia, e cioè: la creazione, la redenzione, il mistero della fede nel segno del Pane e del Vino (l’Eucaristia) ecc. Questa ripresa della tradizione del rito orientale nella quarta Preghiera Eucaristica evidenzia il riassunto delle opere di Dio misericordioso. Per esempio, nel Prefazio, leggiamo che Dio è la fonte di vita eterna: “È bello cantare la tua gloria, Padre santo, unico Dio vivo e vero, prima del tempo e in eterno tu sei, nel tuo regno di luce infinita”. Osserviamo che questa preghiera è rivolta al Padre che si celebra nell’eternità e si ricorda che esiste prima del tempo. Nel Prefazio troviamo il ricordo della creazione: “Tu solo sei buono e fonte della vita”. In questa contemplazione di Dio Padre, che esiste da sempre, prima che esista il mondo, si pone l’origine di tutto ciò che noi siamo. “Tu solo sei buono”: vuol dire che niente è buono al di fuori di Dio, niente esiste al di fuori di Dio, perché esiste solo il bene. L’affermazione che “Dio solo è buono” non esclude l’esistenza di realtà buone fuori di Dio; ma rileva che tutto ciò che è buono deriva da Dio. “Tu solo sei buono e fonte della vita e hai dato origine all’universo per effondere il tuo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua luce”. In altre parole, nella quarta Preghiera Eucaristica viene esplicitamente ricordata la creazione come origine e lo scopo che Dio si è riproposto. La domanda spontanea che sorge è: per quale motivo Dio ha creato il mondo? La risposta è ovvia: per effondere la misericordia su tutte le creature. Infatti, la creazione è la prima e fondamentale opera di Dio misericordioso. Egli ha creato il mondo per amore, per riversare fuori di sé quell’amore eterno che esiste fra le tre Persone divine e diventa misericordia. Diremo che il mondo “è nato grazie ad una sovrabbondanza di amore”. Dunque, possiamo affermare che Dio non ha creato  il mondo per avere qualche cosa per sé, ma solo per effondere il suo amore misericordioso su tutte le creature. La creazione nasce dall’amore della Trinità che va oltre se stessa: cf. A. G. Fuente, Preghiere eucaristiche della tradizione cristiana, Messaggero, Padova 1983, pp. 234-240; L. Boyer, Eucaristia. Teologia e spiritualità della Preghiera Eucaristica, LDC, Torino 1983, pp. 43-56; A. Catella - G. Cavagnoli, Le Preghiere eucaristiche. Analisi dei contenuti e indicazioni catechistiche, Paoline, Milano 1988, pp. 334-341.
[11] Cf. C. Vagaggioni, Il senso teologico della liturgia, pp. 285-312.
[12] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 132-136: Lauda Sion Salvatorem (...), in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 10(1931), pp. 33-35.