Intervista di Lucia De Sanctis

Oggi abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il criminologo Vincenzo Musacchio che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia.


Professore in questi trent’anni di presenza nelle scuole, dove ha portato la cultura della legalità, qual è stato il suo principale obiettivo?

Il mio obiettivo principale è stato e rimane fino a quando avrò vita e lucidità quello di rendere edotti i più giovani dell’importanza della legalità, di quella formale e soprattutto di quella sostanziale. Solo attraverso lo studio e la cultura si potrà smantellare la mafia e con essa la corruzione e ripristinare nel nostro Paese il primato delle regole e dell’onestà. Ho sempre creduto che la mafia potesse essere sconfitta dalla scuola. La mia missione, iniziata con Antonino Caponnetto, mio maestro, resta quella di educare le nuove generazioni alla coscienza critica del mondo che li circonda.


Se dovesse scegliere oggi una strategia efficace per contrastare le nuove mafie su che direzioni volgerebbe la sua attenzione
?

Ripercorrerei senza dubbio le orme lasciate da Giovanni Falcone. Collaboratori di giustizia, intercettazioni moderne, ruolo primario dell’educazione. Mi concentrerei sulle tecniche investigative più evolute per raccogliere prove valide contro la nuova mafia. Rafforzerei la collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine, i magistrati e le agenzie d’intelligence. Mi occuperei dell’armonizzazione della legislazione antimafia a livello europeo.


In questo momento storico in Italia si sta combattendo la mafia?

Si sta facendo il minimo che non è assolutamente accettabile nei confronti di una mafia che si è integrata perfettamente in tutti gli strati della società: politica, economia, finanza, giustizia. Abbiamo a che fare con un nemico economicamente e militarmente potente e spietato che non esita a utilizzare la violenza per proteggere i suoi interessi, pur preferendo oggi corrompere. L’impegno di tutti deve essere maggiore.


Secondo lei chi ci governerà nei prossimi anni, come combatterà le mafie?

Non so come le combatterà e presto lo vedremo, ma se decidesse di farlo legislativamente, ha i numeri in Parlamento. Sulla lotta alle mafie degli ultimi trent’anni ho tuttavia le mie riserve. Non tanto su questo Governo, che comunque va ancora giudicato, quanto sulla maggior parte della classe dirigente che ci ha amministrato dopo le stragi degli anni novanta. Da allora le mafie sono diventate più potenti e più pericolose e questo significa che lo Stato non si è impegnato come avrebbe dovuto per combatterle efficacemente.


Possiamo chiederle cosa ne pensa della nomina di Chiara Colosimo nel ruolo di presidente della Commissione Parlamentare Antimafia
?

Guardi, per principio sono solito giudicare una persona sulla base del suo operato, per cui esprimerò un giudizio completo quando la vedrò all’opera. Più che sulla persona però io mi concentrerei sull’organo. Con grande onestà e senza voler attaccare nessuno, a me sembra che la Commissione Parlamentare Antimafia  – di cui fece parte un grande politico come Pio La Torre, che ha pagato con la vita la lotta alla mafia – oggi rappresenti soltanto una assise in cui le forze di governo si occupano marginalmente di mafia, mentre in realtà la utilizzano per fare politica. Negli ultimi trent’anni non ricordo una Commissione che abbia inferto alla mafia colpi degni di menzione e non ricordo grandi relazioni che abbiano fatto evolvere gli studi e le conoscenze scientifiche sul fenomeno mafioso. Agli iniziali reboanti proclami sulla lotta alla criminalità fanno seguito poi le classiche audizioni che purtroppo raramente apportano qualcosa di effettivamente nuovo. Credo quindi sia giunto il momento di porre mano a una vera riforma che porti la Commissione antimafia, a non essere più solo “parlamentare” ma a evolversi in “nazionale”, quindi a composizione mista (politici, tecnici, associazionismo civile).


Ha un messaggio per chi porta avanti la lotta contro la mafia?

Per i giovani il messaggio è senza dubbio quello di studiare. Non bisogna arrendersi mai. È fondamentale che tutti noi, cittadini, istituzioni e associazioni, uniamo le forze e combattiamo insieme semplicemente facendo il nostro dovere. La lotta contro la mafia - come dico sempre agli studenti - richiede coraggio, determinazione e un impegno incrollabile e quotidiano. Solo in questo modo potremo nutrire la speranza di vedere finalmente un’Italia libera dalla criminalità organizzata e dalla corruzione.



Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.