La finanza islamica è basata su alcune interpretazioni di carattere etico del Corano. I suoi pilastri centrali consistono nel rispettare le norme della sharia: occorre devolvere parte dei propri guadagni in carità (zakāt), non si possono ottenere interessi sui prestiti (divieto del ribā) e bisogna effettuare investimenti socialmente responsabili o leciti (ḥalāl), non rischiosi (gharār) e non di speculazione (maysir). Nel caso di investimenti effettuati da Organismi di investimento collettivo del risparmio, l'osservanza di tali precetti deve essere monitorata da uno Shari'ah supervisory board. Esistono inoltre attività finanziarie come il microcredito e la ḥawāla che, pur non essendo citate nel libro sacro dell'Islam, sono considerate rispettose dei precetti islamici.

Qard al-Hasan è un'espressione che soddisfa uno dei principi sopra citati ed è il nome di un istituto finanziario affiliato a Hezbollah, le cui filiali sono state bombardate nelle scorse ore da Israele con la scusa che il sistema (quasi) bancario venisse utilizzato per finanziare l'ala militare del gruppo della resistenza islamica. Gli attacchi hanno distrutto più di una dozzina di filiali in tutto il Libano, compresa Beirut.

Al-Qard al-Hasan è principalmente un'istituzione sociale che si occupa di fornire prestiti, fondata nel 1982 in seguito alla guerra israeliana in Libano da Hussein al-Shami. Negli ultimi anni l'istituto si è espanso aprendo diverse filiali nella maggior parte delle regioni libanesi, operando come istituto autorizzato dal governo. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti ha imposto sanzioni all'istituzione come parte dell'assedio finanziario che ha preso di mira Hezbollah e la sua rete.

In pratica, lo Stato ebraico sta cercando non solo di bombardare i civili e le loro abitazioni, ma sta cercando anche di minarne la sussistenza colpendo le filiali di una istituzione bancaria che agisce in base a un fine etico, facendo loro credito. 


Oggi, Amos Hochstein, inviato speciale degli Stati Uniti si è recato a Beirut, per per recapitare al primo ministro ad interim Najib Mikati, al presidente del Parlamento Nabih Berri e ad altri funzionari libanesi una proposta di pace che Israele ha concordato con Washington. In cosa consiste? Nel trasformare il Libano del Sud, dal confine con Israele fino al fiume Awali, in una grande area dove, in nome della propria sicurezza interna, Israele possa svolgere operazioni militari contro Hezbollah.

In pratica, lo Stato ebraico dovrebbe avere la possibilità - a sua discrezione - di compiere incursioni, operazioni, attacchi e blitz contro Hezbollah nel Libano meridionale, trasformandolo di fatto in un nuovo territorio occupato, come attualmente è la Cisgiordania e Gerusalemme est. Naturalmente, in nun simile contesto, la missione Unifil, come è facile immaginare, è da considerarsi di troppo. Il che spiega anche il perché le sue basi, già ora, vengano bombardate da Israele.


L'arroganza di Israele e la compiacenza degli Stati Uniti a supporto di tale arroganza lasciano sbalorditi. È evidente che il diritto internazionale (umanitario) ormai non conti più niente e quelli che - a torto o a ragione - una volta erano considerati i buoni sono adesso dei criminali spietati che perseguono interessi comuni, anche se con finalità diverse. Quel che è certo è che sono autori e complici di un genocidio le cui conseguenze si ripercuoteranno per anni sull'ocicdente e di cui subiranno le conseguenze anche coloro che lo hanno denunciato.