La brasiliana JBS è la più grande azienda di lavorazione della carne, con ben 150 stabilimenti industriali sparsi in tutto il mondo. 

Lunedì scorso ha comunicato che domenica 30 maggio, JBS USA è stata fatta oggetto di un attacco informatico che ha colpito alcuni dei server che supportano i suoi sistemi IT, sia negli Stati Uniti che in Australia. 

L'attacco segue quello ransomware che poche settimane fa ha interessato la Colonial Pipeline, bloccando per diversi giorni la fornitura di carburante nel sud-est degli Stati Uniti.

Quale sia il tipo di attacco informatico che ha interessato JBS non è stato reso noto, ma in alcuni stabilimenti australiani, canadesi e statunitensi il normale processo produttivo è stato sospeso e non è chiaro se potrà riprendere o meno a breve.

L'attacco alla JBS USA è avvenuto anche in un momento particolare, perché l'aumento della domanda di carne da parte della Cina, ha causato un incremento delle importazioni verso quel Paese ed un innalzamento dei prezzi negli Stati Uniti dove, secondo i dati NielsenIQ, il prezzo medio ad aprile è aumentato del 5% rispetto a marzo e di circa il 10% rispetto all'anno precedente, così come anche i prezzi di maiale e pollo. Inoltre, stavolta secondo il Dipartimento dell'Agricoltura, le scorte di carne bovina congelata alla fine di aprile erano inferiori del 5% rispetto all'anno precedente, mentre le scorte di carne di maiale congelata erano diminuite del 26%.

Pertanto, se il nuovo attacco informatico che ha interessato ancora una volta un'azienda di distribuzione americana non dovesse essere risolto a breve, ciò causerebbe serie ripercussioni sulla reperibilità della carne e del suo costo.

Quanto accaduto dimostra l'importanza delle infrastrutture IT in qualsiasi settore produttivo, qualunque esso sia, e quanto sia importante preservarne la sicurezza. Infatti, oggi, per mettere in ginocchio un'intera nazione sarebbe sufficiente un attacco informatico coordinato per bloccare asset vitali quali finanza, comunicazioni ed energia.