È scoppiata la guerra tra Bolloré e Berlusconi. Come andrà a finire?
Mentre il governo Gentiloni completava l'iter per chiedere la fiducia alle Camere, già una nuova grana economica e politica prendeva corpo. Riguarda la scalata del colosso francese Vivendi a Mediaset, la società delle televisioni di Silvio Berlusconi.
Fino a primavera, Vivendi e Mediaset andavano d'amore e d'accordo, come si dice in casi analoghi, tanto che le due aziende avevano firmato un patto che, entro alcuni mesi, avrebbe consentito alla società francese di acquisire la proprietà di Mediaset Premium, il ramo d'azienda dei contenuti a pagamento che si era rivelata una palla al piede per la società di Cologno Monzese.
All'improvviso, però, anche i francesi di Vivendi si erano accorti che Premium di accattivante aveva solo il nome e che i conti erano tutt'altro che soddisfacenti. Per questo avevano deciso di rivedere i termini degli accordi siglati rifiutandosi di proseguire con l'acquisizione.
Tra le due aziende inizia una guerra a colpi di comunicati e di azioni legali. Qualche giorno fa, quella guerra ha avuto un'evoluzione. Dopo che il titolo Mediaset si era dimezzato proprio a causa delle accuse di Vivendi relative alla scarsa trasparenza sui conti e sulla reale capacità di fare profitti da parte di Premium, Vincent Bolloré, il capo assoluto di Vivendi, ha iniziato a rastrellare sul mercato le azioni Mediaset raggiungendo il 20% nella quota del pacchetto azionario. Berlusconi ne possiede poco più del 30.
Acquisendo Mediaset, Vivendi diverrebbe proprietaria delle reti in chiaro del gruppo del biscione. Tutt'altra cosa rispetto a Premium.
Alla famiglia Berlusconi, lo "scherzetto" dei francesi non è piaciuto per nulla, tanto che hanno presentato, tramite l'avvocato Ghedini, una denuncia alla Procura di Milano per manipolazione del mercato nei confronti di Vivendi S.A.
Ma perché Bolloré dovrebbe essere interessato a Mediaset? Sicuramente perché in Italia e Spagna pare riesca a fare utili. Secondariamente perché Telecom Italia, di cui Vivendi è maggiore azionista, potrebbe avere molto interesse nel distribuire i contenuti Mediaset nel settore del digitale, la tv su Internet ormai è realtà e per uno che possiede l'infrastruttura di comunicazione di Telecom, avere anche dei contenuti da farvi vedere sarebbe più che interessante dal punto di vista economico.
Dopo la denuncia che cosa ha fatto Berlusconi? Due cose. La prima si è rivolto al nuovo governo che si è subito mosso, tramite il ministro dello sviluppo Calenda, per far sapere ai francesi che la loro mossa non era per nulla gradita alle istituzioni italiane.
Che cosa possa fare di concreto il governo per impedire ad un'azienda privata di comprare un'altra azienda privata è molto difficile da capire, specialmente quando lo stato italiano non ha avuto alcun problema a consentire allo stesso Bolloré di diventare il maggiore azionista di Telecom che, come proprietaria di una rete di trasmissione che viene utilizzata anche dalle stesse istituzioni statali è sicuramente più sensibile e importante di un programma di Barbarsa d'Urso. Ma tant'è!
E, a questo, c'è anche da chiedersi che cosa il governo abbia chiesto a Berlusconi, "proprietario" di Forza Italia, in cambio del proprio endorsement. Avremo un soccorso esterno di FI nei momenti di difficoltà al Senato per Gentiloni & co? Difficile dirlo, ma neppure assurdo ipotizzarlo.
Ma non è finita qui. Berlusconi parrebbe aver deciso di contrastare Vivendi con le stesse armi iniziando a rastrellare sul mercato, così pare, le azioni di Telelcom Italia, da mesi ferma, e che nella giornata di oggi ha iniziato a correre con rialzi che non si vedevano da tempo. Secondo voci, Fininvest, il braccio finanziario di Berlusconi, starebbe pensando di acquisire il 10% di Telecom.
A questo punto non resta che rifornirsi di bibite e popcorn e vedere come questo film andrà a finire. Naturalmente, non è escluso l'happy end con un matrimonio globale. In quel caso a perderci, quasi sicuramente, non sarebbero né Berlusconi, né Bolloré, ma gli italiani. Vedremo.