15 ottobre: nessuna notizia da Alitalia e, a meno che non venga comunicato qualcosa di diverso nel CdM di questa sera, la data di scadenza per la composizione dell'azionariato della nuova Alitalia non sarà così inderogabile come dichiarato dal ministro dello Sviluppo, il pentastellato Patuanelli.

Infatti, non sembra esserci ancora chiarezza da parte del governo su chi dovrà essere il partner industriale dell'azienda, visti i dubbi di Atlantia (e sindacati) su Delta. Ma l'aspetto più sorprendente e grottesco della vicenda è che FS, a capo della cordata, e Mef non abbiano affrontato il piano industriale e la collaborazione con Delta a suo tempo.


Ma oltre ad Alitalia, a preoccupare il Governo vi è anche il caso Whirlpool, poiché dopo l'incontro odierno, il ministro Patuanelli ha detto che "da parte dell'azienda non c'è stata nessuna apertura".

Whirlpool "continua a proporre una cessione di ramo di azienda verso l'ignoto. Mi pare surreale - ha proseguito Patuanelli - sedersi al tavolo con il presidente del Consiglio con la stesa posizione di tre settimane fa al Mise.

Siccome è una crisi industriale che deve essere trattata dal governo decideremo assieme al governo nelle prossime ore i passi da compiere.

Se il problema è il prodotto che ha difficoltà di mercato, il governo propone di cambiare tipo di prodotto, fascia di gamma, su questo c'è la piena disponibilità a dare massimo supporto possibile all'azienda.

Ci sono molti strumenti che il governo può mettere in campo, ma per noi è fondamentale un impegno diretto di Whirlpool.

Questa vicenda e esemplificativa di situazioni che non vogliamo che si ripetano con atteggiamenti predatori non accettabili. Se la Whirlpool continua ad avere un atteggiamento unilaterale, anche il governo farà le sue scelte unilaterali".


L'azienda ha invece un altro punto di vista, come si vede dalla nota rilasciata per riassumere l'incontro.

"Whirlpool prende atto con grande rammarico della mancata disponibilità da parte del Governo a discutere il progetto di riconversione del sito. Tale progetto, come più volte sottolineato, rappresenterebbe l'unica soluzione in grado di garantire la salvaguardia occupazionale e la sostenibilità nel lungo periodo dello stabilimento di Napoli.

La società ha ripercorso le opzioni alternative alla riconversione, non sostenibili nel medio-lungo termine. Vista l'impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione, l'azienda, come comunicato durante la riunione a Palazzo Chigi, si trova costretta a procedere alla cessazione dell'attività produttiva, con decorrenza dal 1 novembre 2019.

Nonostante ingenti investimenti realizzati negli ultimi anni, lo stabilimento di Napoli non è più sostenibile per via di una crisi strutturale. Il sito opera infatti al di sotto del 30% della capacità di produzione installata a causa del drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e di congiunture macroeconomiche sfavorevoli, condizioni non previste né in alcun modo prevedibili al momento della sottoscrizione del Piano Industriale del 25 ottobre 2018.

La disponibilità confermata oggi dal Governo e quella inclusa nel decreto per la risoluzione delle crisi aziendali sono misure non risolutive e che non possono incidere né sulla profittabilità del sito di Napoli nel lungo periodo, né sulla competitività di Whirlpool nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa).

Whirlpool tiene a ribadire la strategicità dell'Italia, dove sono impiegate circa 5.500 persone e dove l'Azienda ha realizzato investimenti significativi nel corso degli anni, arrivando a costruire la più forte presenza produttiva del settore. In questo contesto, Whirlpool confida nella continua collaborazione con il Governo italiano per supportare la propria forte presenza nel Paese e per garantire che gli investimenti rendano i propri impianti competitivi per il mercato globale".


Insomma, a Napoli chiudiamo, dicono da Whirlpool. Per gli altri impianti in Italia, però, manteneteci le stesse condizioni pattuite. Dopo aver saputo che non c'è stata nessuna apertura da parte dell'azienda, i lavoratori della Whirlpool di via Argine a Napoli hanno interrotto l'attività, forzato il blocco della polizia e bloccato l'autostrada per protesta.