ROMA - Ernesto Genoni - “La politica è la più alta forma di carità”. Sr. Anna Monia si rifà spesso a questa frase pronunciata da Paolo VI, in anni in cui la politica doveva affrontare questioni come il terrorismo, non bazzecole. La Provvidenza manzoniana, però, arriva sempre prima e in quegli anni la politica italiana poteva contare su persone del calibro di Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Nilde Iotti, Benigno Zaccagnini.
"Certo, - dice Sr.Anna Monia - pensare a certi nostri politici alle prese con il terrorismo fa inorridire, così come fa inorridire il fatto che il posto allora occupato in Parlamento da Moro, Berlinguer, Iotti e Zaccagnini è oggi occupato da certi politici, di cui non faccio i nomi, perché prima ancora che una suora, sono una signora. Il confronto è davvero imbarazzante.
Ma torniamo alla carità. Amor omnia vincit. Secondo il magistero della Chiesa – in fin dei conti sono una suora, ma anche una signora – la carità presuppone la verità. Ora, questo binomio che vede associate la carità e la verità, a mio avviso, deve guidare tutti ma, in particolar modo, chi sceglie di candidarsi e, una volta ottenuto il consenso degli elettori, siede in Parlamento. Pensandoci bene, questo binomio, carità e verità, deve essere il faro che guida l’operato di tutti coloro che scelgono di impegnarsi nelle istituzioni, sindacati compresi. Poi, ovviamente, unicuique suum, nel senso che ognuno sceglie l’ambito all’interno del quale agire: chi si occupa di giustizia, chi si occupa di politica estera e via discorrendo fino ad arrivare a chi si occupa di scuola.
Io, che certo non sono una politica, ho scelto per ragioni di servizio all’interno della mia Congregazione, di occuparmi di scuola. La scuola tutta, la scuola pubblica, statale e paritaria. Ricordiamolo: la legge 62/2000 ha risposto, a distanza di cinquant’anni, a quello che la Costituzione già aveva previsto. Inoltre l’Europa in più occasioni ha ricordato che pubblico non è sinonimo di statale, ma pubblico è tutto ciò che va a beneficio dei cittadini. Pertanto, lo ribadiamo: anche la scuola paritaria è pubblica e i genitori, gli studenti e i docenti che la scelgono devono godere degli stessi diritti e rispondere agli stessi doveri di chi ha scelto la scuola statale. E questa è la prima verità, sempre nella carità.
La seconda verità è questa - commenta Sr. Anna Monia: parlare di soldi dati alle paritarie è quanto di più contrario alla realtà dei fatti possa essere affermato, in quanto il voucher sarebbe assegnato non alle scuole, leggasi: non alle suore o ai preti, ma alle famiglie che avrebbero così un aiuto, ancorchè parziale, per poter esercitare il loro diritto alla libertà di scelta educativa. Possono o non possono i genitori italiani scegliere liberamente, ossia a costo zero, la scuola per i loro figli? A mio avviso, e per fortuna siamo in tanti a pensarla così, non solo possono ma devono scegliere liberamente la scuola per i loro figli, semplicemente per il fatto che la Costituzione italiana lo prevede. Attualmente però la situazione è ben diversa: i genitori non possono scegliere. Perché?
Perché l’ideologia ha preso il sopravvento e, nonostante i passi compiuti, ancora essa attanaglia le menti di molti che preferiscono pascersi dell’ideologia che della conoscenza. E perché preferiscono pascersi dell’ideologia? Perché l’ideologia porta voti, in quanto muove le piazze che spesso si accontentano degli slogan. E’ un atteggiamento iniquo, profondamente disonesto perché chi si occupa di politica deve conoscere. L’ignoranza non è scusabile: per chi fa politica l’ignoranza è una colpa. Ed è una colpa tanto più grave in quanto l’ideologia sulla scuola a cosa ha portato? Ad un sistema scolastico classista e discriminatorio, con risultati differenti a seconda delle regioni. Qualora la proposta del voucher non dovesse tradursi in realtà, dovremmo dire alle poche scuole paritarie sopravvissute di portare le rette a 7.000 euro, allineandosi al costo medio studente, così come individuato, ogni anno, con circolare apposita del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e diventando così scuole per ricchi, cosa che le scuole paritarie non desiderano affatto.
Le Congregazioni, infatti, non riescono più ad indebitarsi per coprire la differenza fra i costi di gestione e la retta pagata dalle famiglie. I numeri definiscono perfettamente la questione: 347 mila alunni dalla scuola primaria al liceo, 422.357 alunni all’infanzia. Senza il buono scuola, l’epilogo sarebbe perdere quei 347 mila allievi e chiudere (con costi ben maggiori per lo Stato) o chiedere loro rette da 7.000 euro e diventare, così, scuole elitarie.
Terza verità, sempre nella carità: impedire ai genitori di scegliere liberamente la scuola per i loro figli si è concretamente tradotto nella pressoché quasi totale cancellazione della percentuale del pluralismo educativo, il che è tanto più grave se pensiamo che sono proprio i territori economicamente e socialmente fragili ad avere percentuali azzerate. Questo conferma che la libertà del pensiero spaventa chi ha interessi da difendere, ossia spaventa le connivenze con la malavita. Alla deprivazione culturale si accompagna il monopolio educativo, anticamera dei regimi. Del resto l’ignoranza è il terreno fertile nel quale attecchiscono le dittature. Infatti, non è un caso, che le Costituzioni dei paesi dell’Est, appena liberati dalle dittature comuniste, abbiano introdotto e garantito la libertà di scelta educativa ai loro cittadini. Le forche caudine delle dittature hanno fatto comprendere che il primo passo per la garanzia della libertà è la libertà della scuola. Quanta verità, nella carità.
Serve coerenza: chi si straccia le vesti per la proposta del voucher perché ha scelto una scuola paritaria per i propri figli? Forse perché in cuor suo, ora della fine, considera la scuola paritaria un’eccellenza, da riservare a pochi eletti, ai ricchi, al proprio bambino? Il povero, i cui diritti sacrosanti sono difesi urlando nelle piazze, si deve accontentare della scuola statale, del resto è povero, non può emanciparsi. Siamo rimasti all’ideale verista dell’ostrica. Ancora lì siamo.
Non sarà allora che la verità, la quinta, è questa, ossia che chi vuole la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa è sinceramente mosso dal desiderio di emancipare il povero, di far tornare ad essere la scuola un ascensore sociale, di far sì che la scuola si liberi dei fardelli che la appesantiscono? Perché, attenzione: chi agisce in nome dell’ideologia vuole affossare la scuola tutta, sia la paritaria, sia la statale; al contrario, chi vuole la garanzia, nei fatti, della libertà di scelta educativa guarda alla scuola tutta, statale e paritaria, finalmente autonoma la prima, finalmente libera la seconda, a tutto vantaggio degli studenti, delle famiglie, dei docenti e delle casse dello Stato.
Eppure, nonostante tutto, confido, questa è la sesta verità, che la conoscenza prevalga sull’ignoranza, che l’idea prevalga sull’ideologia, che la politica tutta guardi non alla piazza che grida ma al singolo cittadino che, giorno dopo giorno, lavora, si impegna, paga le tasse, assolve ai propri doveri e attende che i propri diritti, tutti, siano garantiti, mantenuti, rispettati.
Ed è proprio perché sono forte delle verità che ho richiamato - si legge nella nota di Sr. Anna Monia - che sostengo la proposta di introduzione del voucher per i genitori che scelgono la scuola paritaria per i loro figli, così come ogni altra proposta che le forze politiche responsabilmente sapranno individuare a sostegno della libertà di scelta educativa della famiglia. Da una parte il pericolo del monopolio educativo incombe drammaticamente sul nostro Paese, dall’altra i fatti di cronaca che vedono i giovani protagonisti di atti di violenza ci fanno capire che urge intervenire radicalmente nella formazione e nell’educazione dei giovani. E il voucher proposto non ne è che il primo passo."