Procede, senza soluzione di continuità, il depauperamento del patrimonio industriale italiano. Con una impressionante costanza temporale, una dopo l’altra, le migliori aziende italiane vengono cedute a società straniere che ne fanno incetta, trasferendo all’estero, management, capitali, stabilimenti.

Le ricadute negative sull’occupazione sono - a dir poco - catastrofiche; la conseguente ridotta capacità di penetrazione nei mercati internazionali dell’Italia, crea alla nostra economia un danno incalcolabile. Lunghissimo è, purtroppo, l’elenco delle Società che abbiamo ceduto negli anni a ditte straniere. 

Ne riportiamo di seguito un breve elenco, non esaustivo ma abbastanza esemplificativo di come, nel tempo, si è sempre più impoverito il patrimonio industriale italiano.


- Telecom, venduta agli spagnoli. 
- Barilla è stata venduta agli americani.
- Alitalia è stata venduta ai francesi.
- Plasmon è stata venduta agli americani.
- Parmalat è stata venduta alla francese Lactalis.
- Algida è stata venduta ad una Società anglo-olandese.
- Edison è stata venduta all'EDF.
- Gucci è proprietà della holding francese Kering.
- BNL è controllata dal gruppo francese Bnp Paribas.
- ENEL cede buona parte delle quote ai russi (il 49%).
-Il marchio AR, azienda conserviera quotata in borsa, di Antonino Russo, è passata ai giapponesi della Mitsubishi.
- Pernigotti Storica industria dolciaria venduta ai turchi Toksoz.
- L’azienda Casanova, La Ripintura, nel Chianti, è stata recentemente acquisita da un imprenditore di Hong Kong.
- Perugina appartiene dal 1988 alla svizzera Nestlè.
- I gelati dell’antica gelateria del corso sempre alla Nestlè.
- Buitoni: lL'azienda fondata nel 1927 venduta sempre alla Nestlè nel 1988.
- Gancia: le note bollicine sono in mano all’oligarca russo Rustam Tariko dal 2011.
- Carapelli, Sasso, Bertolli sono proprietà degli spagnoli Sos dal 2006.
- Star. Il 75% della società fondata dalla famiglia Fossati, è in mano alla spagnola Galina Blanca.
- Salumi Fiorucci in mano agli spagnoli di Campofrio Food Holding.
- San Pellegrino è stata acquisita dalla Nestlè dal 1998.
- Peroni è stata comperata dalla sudafricana Sabmiller nel 2003.
- Orzo Bimbo acquisita da Nutrition&Santè di Novartis nel 2008.
- La griffe del cachemire “Loro Piana”, fiore all’occhiello del made in Italy, è stata ceduta per l’80% alla holding francese Lvmh che già include simboli assoluti come Bulgari, Fendi e Pucci.
- Chianti classico (per la prima volta un imprenditore cinese ha acquistato una azienda agricola del Gallo nero).
- Riso Scotti (il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods).
- Eskigel (produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop) (ceduta agli inglesi con azioni in pegno ad un pool di banche).
- Fiorucci Salumi acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.
- Eridania Italia SpA (la società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas).
- Boschetti alimentare (cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%).
- Ferrari Giovanni Industria Casearia SpA (ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas) 2009.
- Delverde Industrie Alimentari SPA (la società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata) 2008.
- Rigamonti salumificio SPA (divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International).
- Italpizza (ceduta all’inglese Bakkavor acquisitions limited).
- Galbani (acquisita dalla francese Lactalis).
- Fattorie Scaldasole (venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros).
- Invernizzi (acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft) 1998.
- Locatelli (venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis).
- San Pellegrino (acquisita dalla svizzera Nestlè) 1995.
- Stock (venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management) 1993.
- Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è diventata di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
- Nel settore della telefonia, a Milano nel 1999 era nata Fastweb, una joint venture tra e.Biscom e la comunale Aem che oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom.
- Nel 2000 Omnitel è passata di proprietà del Gruppo Vodafone.
- Nel 2005 Enel ha ceduto la quota di maggioranza di Wind Telecomunicazioni al magnate egiziano Sawiris, il quale nel 2010 l'ha passata ai russi di VimpelCom.
- Ercole Marelli, Fiat Ferroviaria, Parizzi, Sasib Ferroviaria e, recentemente, Passoni & Villa sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom.
- Nel 2005 le acciaierie Lucchini spa sono passate ai russi di Severstal.
- Fiat Avio, fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all'85% dalla inglese Cinven Limited.
- Benelli, la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
- Nel 2003 la Sps Italiana Pack Systems è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell'imballaggio Pfm Spa.
- In una transazione di meno di un mese fa Loquendo, azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all'attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.
- In ultimo la Magneti Marelli venduta dalla FCA (la Società del Gruppo Agnelli) alla giapponese Calsonic Kansel.


Come si può vedere l’elenco delle aziende italiane vendute, trascritto da internet, è lungo. E non sono neppure tutte. Credo che nessun altra Nazione al mondo abbia subito un depauperamento uguale a quello dell’Italia, del suo patrimonio industriale e commerciale.

Se a ciò si aggiunge la delocalizzazione all’estero della maggior parte delle industrie di maggior prestigio, ci rendiamo conto di quanto sia grave, direi drammatica, la condizione industriale italiana.

Eppure tra queste ci sono società che, data l’importanza che ricoprono per l’economia della Nazione, andavano tutelate, garantite, protette.
Alcune di queste hanno sicuramente importanza strategica, e, pertanto, bisognava che lo Stato impedisse la loro alienazione.

Ci fu un tempo in cui lo Stato italiano creò l’IRI con lo scopo di sostenere, anche economicamente, le aziende italiane; tra le principali ricordiamo: Ansaldo, Terni, Ilva, SIP, SME, Alfa Romeo, Navigazione Generale Italiana, Lloyd Triestino di Navigazione, Cantieri Riuniti dell'Adriatico. E poi le società caposettore STET (1934), FINMARE (1936), FINSIDER (1937), e poi ancora FINMECCANICA, FINCANTIERI, FINELETTRICA. Era un tempo in cui lo Stato era garante del Lavoro italiano. Adesso, purtroppo, non è più così. 

Da troppo tempo i Governi della Nazione sono stati impegnati in altre faccende, distratti da altri interessi, ritenendoli preminenti rispetto alle esigenze nazionali. La globalizzazione dei mercati, il turbo capitalismo, la riduzione dei diritti acquisiti da parte dei lavoratori, hanno rappresentato le priorità dei nostri politici, a discapito del patrimonio industriale nazionale e dei diritti dei lavoratori. E andrà sempre peggio, quali che siano i Governi che si andranno a formare.

In questo quadro di desolante povertà Programmatica, si erge, unica, la voce del MSFT. Con il nostro progetto di socializzazione dell’economia, siamo gli unici in grado di proporre alternative valide a questo sistema liberista che sta asfissiando il nostro settore industriale.

Solo uscendo dalla logica capitalista, come noi proponiamo, si può pensare ad un comparto, quello industriale, che ritrovi slancio ridiventando motore incentivante del processo produttivo della Nazione.

Mario Settineri
Segreteria nazionale MSFT