Mercoledì, il Parlamento britannico si è potuto di nuovo riunire dopo la riapertura concessa dalla decisione della Corte Suprema del Regno Unito, che aveva definito illegittima la "proroga" di 5 settimane chiesta dal premier Johnson e ottenuta con l'avallo della regina.
Nel dibattito di riapertura, maggioranza e opposizioni si sono rinfacciate le accuse sulla "proroga", in base alle rispettive posizioni, con i conservatori che hanno più volte provocato laburisti, libdem e gli altri gruppi che non sostengono il governo a chiedere la sfiducia in modo da portare gli elettori di nuovo alle urne.
Una strada che Corbyn e gli altri leader sono intenzionati a percorrere sì... ma solo dopo aver avuto la certezza di una nuova data di scadenza per la Brexit, mentre l'intenzione di Johnson è quella di arrivare il prima possibile ad una hard Brexit.
Non solo. Oggi, Boris Johnson, nel tentativo di continuare la sua tattica ostruzionistica per evitare che il Parlamento possa discutere sulla Brexit, chiedendo anche spiegazioni al governo sui passi intrapresi nel frattempo per trovare una soluzione agli ostacoli che stanno ostacolando la definizione di un nuovo accordo con l'Ue, aveva chiesto una nuova sospensione dei lavori fino al prossimo giovedì per consentire lo svolgimento del congresso annuale dei Tories.
I parlamentari, però, hanno respinto la richiesta del governo con 306 no contro 289 sì: è il settimo voto su otto in cui il governo va sotto alla Camera dei Comuni, da quando Boris Johnson è diventato primo ministro, a conferma che ormai non ha più una maggioranza e che il voto è l'unica strada percorribile, una volta definita la questione Brexit.
Da ricordare che laburisti e liberaldemocratici hanno già tenuto i loro congressi annuali nei giorni scorsi, mentre i lavori del Parlamento erano stati sospesi.