Tra Cina e Italia, in questi i giorni, c'è stato un vortice di firme per siglare accordi su qualunque tema. Il calcio non poteva restarne fuori.

Tra nazionalismo e business, la Cina ha da tempo individuato nel "pallone" una sorta di leva, e naturalmente non certo l'unica, per promuovere l'immagine della nazione all'estero.

Da alcuni anni a questa parte i faraonici investimenti nel calcio, tra nuovi stadi, ingaggi milionari di campioni stranieri e l'acquisto di squadre immagine in tutta Europa con cui creare anche delle sinergie - in futuro - con squadre cinesi, hanno come obiettivo, da parte del governo di Pechino, di ottenere i Mondiali del 2026 o del 2030.

Quindi anche una partnership con la Figc è per la Cina un'occasione da non perdere... anche se nessuno ha ben chiaro come possa concretizzarsi.

Infatti, da una parte si annunciano gare ufficiali da disputare in Cina entro i prossimi tre anni, dall'altra lo stesso presidente della Federazione nega che queste possano riguardare la Serie A.

Ma più concreti sono i progetti che riguardano il Var da avviare in Cina e la diffusione delle partite del campionato italiano nei cinema cinesi.

In un'intervista a Rai Sport, il presidente Gravina, ha descritto così l'accordo: "È un progetto ampio. Noi vogliamo andare in Cina e loro venire da noi: l'accordo riguarda la competizione e la preparazione".