Alla fine del mese di aprile, la Grecia era stata chiamata, dall'Eurogruppo a votare l'ennesimo piano di rigore per sbloccare la tranche di aiuti da 5,7 miliardi di euro, poiché i risultati finora ottenuti non erano stati ritenuti soddisfacenti dai creditori.

E nella notte il governo Tsipras, sostenuto da Syriza e Anel ha approvato l'ennesimo piano di riforme (153 voti a favore e 143 contrari), che però si legge tagli, con interventi nel settore fiscale e in quello pensionistico che dovrebbero consentire un risparmio annuale di 5,4 miliardi di euro ed il conseguimento dell'obbiettivo di un surplus primario pari al 3,5% del Pil già nel 2018, come richiesto dalla troika.

Le decisioni del Governo sono state anticipate da uno sciopero generale di 48 ore tra venerdì e sabato, che ha interessato soprattutto il settore dei trasporti, e manifestazioni di protesta nella giornata di domenica in piazza Syntagma, davanti al Parlamento.

Nel pomeriggio di oggi, questo spiega la fretta del parlamento greco nell'approvare le riforme, si riunisce l'Eurogruppo, l'organo in cui i ministri degli Stati membri della zona euro discutono di questioni relative alle responsabilità condivise riguardo all'euro, in sessione straordinaria per esaminare la situazione del programma di aggiustamento macroeconomico della Grecia con un dibattito su un elenco completo di riforme strategiche e sulla sostenibilità del suo debito pubblico, per sbloccare la prossima tranche di aiuti  prevista a Luglio.

Il risultato della riunione dopo le decisioni di Atene appare scontato e così la pensano anche i mercati che, già in mattinata, hanno allentato la pressione sui titoli di Stato a 10 anni del debito pubblico greco che hanno visto abbassare il loro rendimento di quasi venti punti, quotando l'8,40%.

In merito alla situazione greca che, periodicamente, si ripropone all'attenzione dei media anch se con sempre meno enfasi rispetto a due anni fa, è utile riprendere una citazione dal giornale on-line l'AntiDiplomatico che riporta il riassunto di un'analisi della European School of Management and Technology di Berlino sul debito greco, dove si afferma che "i pacchetti di aiuto  (alla Grecia - ndr) sono stati usati anzitutto e per la maggior parte per salvare le banche europee. I contribuenti europei hanno salvato gli investitori privati.

Solo 9,7 miliardi di euro della somma totale sono finiti davvero nel budget statale, ossia meno del 5% mentre, per il resto, 86,9 miliardi sono serviti per restituire i debiti e 52,3 miliardi per pagare interessi.
 
37,3 miliardi di euro totali di aiuti sono stati usati per salvare le banche greche, che hanno perso all’incirca il 98% del loro valore di mercato rispetto al 2013."

Dopo queste affermazioni si rimane sempre più perplessi sulle finalità dell'Europa, delle sue politiche e sulle qualità tecniche e morali dei suoi dirigenti. Inoltre, sulla base di queste evidenze, come sia possibile per la Grecia risollevare le proprie sorti e ripagare i propri debiti continua ad essere un mistero.