Etiopia nel baratro. I ribelli stanno per entrare ad Addis Abeba e si ha paura di saccheggi e stupri nella capitale. Un caso talebani ripetuto?
Il governo centrale di Abiyi di Addis Abeba e i ribelli Oromo e Tigrini. Un Afghanistan ripetuto? Qui sta il fulcro di tutta la questione etiopica: nella parola "ripetizione".
Il territorio del Corno d'Africa ha una struttura antropologica curiosa, di frazionamento etnico linguistico, ma interrelazionato fra le diverse componenti. 3 di queste sono maggioritarie: Amhara, Tigrini, Oromo. Un conflitto che affonda le ragioni in secoli lontani. Sopratutto, in primis, la tensione perenne tra il nord Tigray e il Sud Amhara, che risale addirittura al medioevo e al rinascimento europeo, con lo scontro ideologico e militare tra i conventi copti delle due zone.
Le aspirazioni di unificazione territoriale hanno seguito più o meno lo stesso percorso nell'aperta contrapposizione per gestire il potere centrale tra queste componenti.
Le infiltrazioni del colonialismo europeo fino al "crispismo" e in seguito alla definitiva conquista italiana, sono state determinate dai tradimenti interni dei vari ras delle rispettive controparti per acquisire potere locale a scapito di altre. Il copione si ripete. Haile 'Selassie' accentra tutto nel gruppo Amhara e provoca la guerra civile con i Tigrini, estesi come etnia dominante anche in Eritrea. Il "rivoluzionario" Menghistu, in nome del socialismo africano reale Etiopico, fa la stessa cosa in chiave marxista leninista. La sua caduta è provocata nel 1991 proprio dai gruppi etnici minoritari e dai Tigrini che combatteva.
Il periodo di "interregno" da Zenawi ad Abiyi sembra una stasi, ma in realtà è contraddistinto dal fenomeno inverso del Tigray contro gli Amhara. Con l'emersione in questo periodo del terzo gruppo, gli Oromo, che rileggono la loro storia di patti inculturativi passivi con le altre due etnie in senso negativizzato per una lotta di liberazione africana applicata a se stessi.
Infine, il "riformatore" Abiyi. E in un copione appunto ripetuto all'infinito, dopo l'inizio esaltante della sua politica interna nazionale che gli dà credibilità internazionale.. rifà le stesse cose di conflitto interetnico dei suoi predecessori antichi.
Infine, l'atteggiamento delle autorità internazionali su questa vicenda. Si capisce benissimo la solita "attesa" diplomatica, fatta già in passato, che termina sempre nell'inerzia politica di azione. E tutto prosegue drammaticamente come prima.