Prescrizione, resta la frattura tra Italia Viva ed il resto della maggioranza
Ieri a Palazzo Chigi si è tenuto l'ennesimo vertice per trovare un accordo nella maggioranza per risolvere il "nodo" prescrizione.
Presenti il premier Conte, il ministro della Giustizia Bonafede, il sottosegretario Vittorio Ferraresi, il ministro per i Beni culturali Franceschini, che rappresentava il Pd insieme a Walter Verini, Michele Bordo, Andrea Giorgis e Alfredo Bazoli.
A rappresentare Italia Viva, Maria Elena Boschi, Lucia Annibali e Giuseppe Cucca, mentre Pietro Grasso e Federico Conte hanno partecipato per conto di Leu.
Pd, 5 Stelle e Leu hanno trovato un accordo che prevede lo stop alla prescrizione che scatterebbe con la sentenza di condanna in appello, dopo il blocco nel caso di una condanna in primo grado.
In base a quanto dichiarato da Conte a fine seduta, l'accordo sulla prescrizione da una parte evita che i processi si concludano senza una sentenza di merito, di assoluzione o di condanna che sia, mentre dall'altra garantisce la durata ragionevole del processo, prevista dalla Costituzione.
Ma Italia Viva non è d'accordo. Pertanto, il partito personale di Matteo Renzi voterà alla Camera la proposta di mediazione avanzata da Lucia Annibali con un emendamento al Mille Proroghe e poi la legge Costa. Nel caso, come è probabile che sia, in cui Renzi non riuscisse ad avere i numeri per bloccare la prescrizione, al Senato Italia viva presenterà una proposta di legge per il ripristino della Legge Orlando. In quell'Aula, senza i renziani, il governo potrebbe andare sotto.
Per Grasso, "se ancor prima e in attesa di sedersi al tavolo per trovare soluzioni si dichiara per far ribaltare il tavolo, come ha fatto Italia Viva, diventa evidente che l'obiettivo non è cercare una mediazione, ma solo un po' di visibilità".
Bonafede, 5 Stelle, dà la prescrizione già come acquisita, annunciando per lunedì un Consiglio dei ministri straordinario per far partire la riforma del processo penale con un disegno di legge delega.
Stando così le cose, gli interessi personali di Renzi non solo mettono a rischio il governo, ma anche l'esistenza stessa del suo partito che nei sondaggi oscilla tra il 3% e il 4%... non certo percentuali che possano garantirgli di avere un suo gruppo nella prossima legislatura.
Quello di Renzi è stato un tentativo di bluff andato male, visto che gli altri partiti della maggioranza non si sono arresi al suo tentativo di ricatto, che adesso per lui rischia di diventare un suicidio politico.