Oggi l’Italia manca quasi totalmente della capacità impiantistica per poter estrarre materie prime strategiche”: lo ha affermato il Presidente di Iren Luca Dal Fabbro di fronte alla Commissione Industria del Senato, sottolineando l’importanza critica del recupero dei materiali rari.

Luca Dal Fabbro: “Recuperare materie critiche per salvaguardare il futuro dell’industria italiana”.


Il recupero delle materie prime cosiddette “rare” o “critiche” non rappresenta solo una questione ambientale, ma innanzitutto una fondamentale necessità strategica: lo ha affermato Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren, di fronte alla Commissione Industria del Senato della Repubblica. Il manager ha presentato i risultati di un importante studio sulle materie prime realizzato in collaborazione con Ambrosetti: “Le materie critiche sono 34, quelle strategiche 16. Per quanto riguarda l’industria italiana, dagli studi che abbiamo fatto, emerge che ce ne sono 4-5 che sono pivotali. E questo è importante perché dal punto di vista industriale dobbiamo pensare che alla fine dobbiamo concentrarci sulle nostre priorità e sulla filiera industriale del Paese”. Luca Dal Fabbro ha inoltre rivendicato il ruolo pioneristico di Iren nell’avviare questo processo: il Gruppo sta investendo in diversi impianti di recupero, in località quali Arezzo e il Piemonte, in cui vengono utilizzate le più moderne tecniche, tra cui quelle che fanno affidamento sull’idrometallurgia e l’Intelligenza Artificiale.


Luca Dal Fabbro: “Autorizzazioni per impianti di recupero troppo lente”

Il settore del recupero di materiali rari, osserva tuttavia Luca Dal Fabbro, non è esente da criticità di varia natura. Innanzitutto, burocratiche: l’iter per fare autorizzare un impianto di recupero può durare oltre 4 anni e mezzo. L’Italia sta facendo un buon lavoro sul disassemblaggio dei rifiuti elettronici, ma è quasi completamente priva di strutture per estrarli e reimpiegarli: fare aprire nuovi impianti rapidamente è dunque una necessità urgente. Luca Dal Fabbro ha inoltre messo in evidenza il problema dell’end of waste: “Spesso mancano specifiche norme che lo caratterizzano, cioè cosa fare del prodotto lavorato. Per garantire i flussi di ingresso bisogna poi che il legislatore preveda e incentivi dei sistemi di raccolta. Per realizzare una filiera è necessario sostenere poi la ricerca e l’Italia potrebbe capitanare alcune di queste ricerche”.