Nell'anno II dell'era (post) fascista la Rai celebra i 70 anni dall'inizio delle sue trasmissioni... tv. Queste le dichiarazioni dell'attuale dirigenza.
Marinella Soldi, presidente: "Settant'anni di Rai, settant'anni di storia della nostra televisione. Da Presidente del Servizio pubblico auspico un 2024 in cui celebrare la nostra tradizione proiettandoci verso nuove sfide. Innovazione, transizione digitale, sostenibilità, inclusione e parità sono i nostri obiettivi per una Rai di tutti, orgogliosa del proprio passato e capace di parlare anche ai giovani. Ognuno può fare la differenza e per questo ringrazio tutti i dipendenti del Servizio pubblico per l'impegno e l'entusiasmo con cui ogni giorno continuano a costruire la storia della Rai".
Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale: "Memoria, orgoglio, responsabilità: parole che in questo giorno di festa per i settant'anni della nascita della nostra Tv ci richiamano ai valori fondanti dell'essere servizio pubblico. La memoria di quanto Rai ha fatto per la crescita del sapere del nostro Paese; l'orgoglio di essere la più grande azienda culturale del Paese, pilastro del pluralismo e della democrazia, e motore dell'industria dell'audiovisivo nazionale; la responsabilità di continuare a esserlo concretamente. Perché questi settant'anni – e queste tre parole – ci indicano la strada per il futuro: continuare a contribuire a costruire l'identità nazionale consentendo ai cittadini di riconoscersi dentro una memoria che appartiene a tutti e mantenere – pur in un mercato radicalmente mutato e altamente competitivo rispetto al passato - il ruolo di leader di ascolti di capacità d'innovazione tecnologica e di prodotto.Da parte nostra è doveroso ringraziare di cuore le donne e gli uomini che hanno reso grande la Rai in questi 70 anni e coloro che oggi, con dedizione e passione consentono che la Rai sia uno dei più grandi e influenti servizi pubblici radiotelevisivi e multimediali d'Europa".
E in questo offensivo tripudio di ipocrisia (pretendere di far credere che la Rai sia la BBC), non poteva mancare, a suggello, la dichiarazione di sua Eccellenza in persona, la... il... lo... quel che volete voi... premier Giorgia Meloni: "Settant’anni fa la Rai iniziava le sue trasmissioni e da quel momento non ha mai cessato di accompagnare il processo collettivo di crescita e cambiamento culturale, sociale e civile. Colgo l’occasione di quest'importante anniversario per ringraziare la Rai del lavoro che svolge nel narrare la nostra Nazione. Oggi il Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale, pur in un mercato fortemente diversificato, resta garanzia di pluralismo e democrazia, e trova ancora il suo fondamento nella vocazione di settant’anni fa".
La Rai garanzia di pluralismo e democrazia che trova il suo fondamento nella vocazione di settant’anni fa?
È un'affermazione quasi da denuncia penale con tanto di risarcimento danni. E il signor o la signora - fate voi - Meloni vorrebbe far credere che gente come l'immancabile Bruno Vespa, Gian Marco Chiocci, Antonio Preziosi, Mario Orfeo, Monica Maggioni, solo per fare qualche nome, possa anche esser solo minimamente paragonata a giornalisti veri del calibro di Enzo Biagi, Andrea Barbato, Giuseppe Marrazzo, Mario Pastore, Arrigo Levi, ecc.?
Ma per favore!