Dopo aver oscillato, tra l'8 e il 9 marzo, intorno ai 130 dollari, il prezzo del greggio (Brent), è poi diminuito di circa 20 dollari, oscillando pertanto intorno ai 110 dollari al barile. Venerdì, il prezzo di chiusura è stato 112,12.

Le aziende che importano il petrolio e lo raffinano per poi consegnarlo alle stazioni di servizio da cui noi ci riforniamo di benzina, utilizzeranno il petrolio pagato a 112 dollari tra molte settimane, probabilmente mesi. 

Nonostante ciò, i prezzi alla pompa salgono vertiginosamente e continuamente, anche se la materia prima è stata pagata dai raffinatori, mesi fa,  intorno agli 80 dollari.

Non solo. Negli ultimi due giorni, nonostante il prezzo del greggio sia diminuito di 20 dollari, quello alla pompa continua a crescere: oggi è arrivato fino a 2,4 euro al litro.

Forse qualcosa non torna.  E sembra essersene accorto pure il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che, intervistato da Sky Tg24, ha dichiarato:

«Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti... è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi... una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini. È necessario stabilire prezzo massimo oltre il quale gli operatori europei non possano andare, è fondamentale.Chiunque esporta gas non può fare i conti senza l'Europa - ha poi aggiunto Cingolani - serve un tetto massimo per il prezzo del gas, un costo appetibile da non affossare il mercato; si può discutere intorno ad una cifra di 80 euro megawatt/ora che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa. E se fisso il prezzo del gas - sottolineando che se lo fa uno stato da solo è un mercato troppo piccolo, mentre se lo fa la Ue no - fisso anche il prezzo per l' energia elettrica.L'Italia sta pagando errori storici come paese per non aver diversificato la nostra produzione energetica- ha spiegato Cingolani- i nostri compagni Ue non si sono fermati come noi a gas e a poche rinnovabili. Anche con una spinta ambientalista falsa abbiamo ridotto la produzione di gas nazionale ma abbiamo continuato a consumarne. Ora dobbiamo diversificare e recuperare rapidamente il terreno perduto prendendo gas da altre regioni. Dopodiché serve una misura drastica».