Che cosa stia accadendo al Quirinale, nessuno lo sa, ma tutti lo immaginano. I problemi principali sono due. Il primo è causato dal fatto che il premier incaricato Cottarelli non riesce a formare un governo, probabilmente per mancanza di persone che ricoprano le poltrone dei vari ministeri. Assumere un incarico per fare la statuina per poche settimane ed avere poi anche l'impossibilità di assumere incarichi di rilievo per i prossimi due anni è assurdo per chiunque. Mattarella non ci aveva pensato? Parrebbe di no.

Da questo, si passa quindi al problema successivo che ne è diretta conseguenza. La data delle elezioni. Se Cottarelli non riesce a formare un governo o, nel caso ci riesca, venga sfiduciato, il capo dello Stato deve sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni... è un fatto tecnico stavolta, non politico. Ma, in questo caso, le elezioni cadrebbero in un periodo di ferie, ad esempio fine luglio e questo, magicamente, cambia lo stato della data delle elezioni che da tecnico diventa politico.

Qual è il problema? Quello che qualche tempo fa ricordò in maniera improvvida la deputata di Forza Italia Michaela Biancofiore: se si vota in estate, i facoltosi elettori del nord avranno difficoltà ad andare alle urne perché saranno tutti in ferie... se lo possono permettere. Invece, gli elettori del sud, pressoché dei barboni, non avranno difficoltà a votare dato che non hanno i soldi per andare in ferie, oltre al fatto che non ne avrebbero neppure bisogno, perché già vivono in luoghi di vacanza.

Quindi, al centrodestra e alla Lega che prendono un mare di voti al nord, votare in estate non conviene perché equivarrebbe ad una perdita di consenso, mentre converrebbe ai 5 Stelle che al sud fanno il pieno di voti e, alla fine dei giochi, finirebbero per guadagnarci.

Salvini lo aveva dimenticato. Quindi, mentre ieri voleva tornare subito alle urne, oggi invece il segretario leghista ritiene opportuno farlo dopo agosto... anche se non è ben chiaro quando, dato che per votare a settembre la campagna elettorale dovrebbe essere fatta a ferragosto! Ma se si votasse ad ottobre, il problema sarebbe poi legato all'impossibilità, quasi certa, di discutere ed approvare la legge di bilancio, che avrebbe come conseguenza minima l'aumento dell'Iva.

Sulla base di queste premesse, Quirinale e forze politiche cercano di accordarsi su quale sia la via migliore per uscire dal pantano, ovviamente cercando, da parte di ognuno, di salvare la faccia. Un'impresa quasi impossibile.

Quali sono le ipotesi possibili in questo momento? Sostanzialmente tre.

La prima che si ritorni alla condizione precedente, di un governo politico tra Lega e 5 Stelle che, non si sa bene perché, vedrebbe stavolta disponibile anche Fratelli d'Italia a farne parte. Condizione che i 5 Stelle appoggerebbero volentieri, ma non la Lega che, anche pensando ai recenti sondaggi che la vedono fare il pieno di voti, vorrebbe comunque tornare a votare. Per convincere Salvini, ma non sembra sia sufficiente, si è prospettato anche un premier leghista. Di Maio è andato a far visita a Mattarella ipotizzando un altro ministro dell'Economia diverso da Savona che, però, dovrebbe occupare un altro ministero! Basterà per convincere la Lega?

Ma se il governo politico non si può fare, allora si ritorni alle urne... subito! Questa la posizione dei 5 Stelle che non accettano compromessi di sorta.

Finita qua? Ci mancherebbe. Infatti, la Lega, ma solo per fare un favore agli italiani e lasciarli in pace mentre trascorrono le vacanze, potrebbe anche essere favorevole a non sfiduciare un governo di transizione o elettorale guidato da Cottarelli, in modo da votare dopo l'estate, magari dopo aver approvato una legge di bilancio.

Qualcuno, a questo punto, potrebbe anche ricordarsi delle dichiarazioni di Salvini di qualche settimana fa in cui diceva che la legge di bilancio non può essere affidata ad un governo tecnico, perché qualsiasi decisione di spesa è sempre, al di là di ogni dubbio, politica. Ma sarebbe solo il solito inutile pedante... il pratico elettore leghista risolverebbe la questione con un rutto e via... senza alcun problema o difficoltà di sorta.


E per terminare la commedia manca solo il Pd che, in fatto di pagliacciate, non ha ormai rivali che ne tengano il passo. Dal Nazareno, da dove ieri si invocava l'immediato ritorno al voto, oggi si "ragiona" di nuovo su una fiducia tecnica per tornare al voto dopo l'estate... purché il centrodestra decida altrettanto.

Infine, un'ulteriore nota di colore, con le dichiarazioni di Calenda su come il Pd dovrà affrontare le prossime elezioni: «... Fronte repubblicano, un simbolo diverso e una lista unica, coinvolgendo tutte quelle forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini.

Questi non sono nazionalisti, non sanno cos'è il patriottismo. Quando Mattarella va al Parlamento europeo e Salvini dichiara "scambierei due Mattarella per mezzo Putin" si capisce che il senso dello Stato e la difesa della nazione non hanno niente a che fare con il loro pensiero.»

E per Calenda chi sarebbe il nuovo De Gasperi (considerando che Salvini e Di Maio siano i socialisti e i comunisti del '48)? Gentiloni, ha detto il ministro ancora non ex! Meglio finirla qua.