Prevista per il 22 agosto 2018 l’uscita di una release discografica dedicata alla musica classica italiana. “La Cleopatra” di Domenico Cimarosa: opera seria in due atti composta e rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo nel 1789. Ne parliamo diffusamente con Simone Perugini, direttore d’orchestra della registrazione, autore dell’edizione critica della partitura e grande esperto del compositore aversano.

Domanda:
Maestro, è la prima volta che affronta un’opera seria di Cimarosa?

Risposta:
E’ la prima volta in assoluto che mi dedico all’esecuzione e alla registrazione di un’opera seria. Naturalmente sono molto felice che il mio debutto in questa tipologia di teatro musicale sia avvenuto proprio con un’opera del grande aversano.

Domanda:
Con “La Cleopatra” siamo di fronte a una delle tante, seppur spesso splendide, opere di repertorio serio settecentesco destinato all’inevitabile oblio?

Risposta:
No. Siamo di fronte a un’opera molto importante: non solo all’interno della produzione di Cimarosa, ma all’interno della vasta produzione operistica di quel quarto di secolo a cui lei faceva riferimento. Un’opera di straordinaria fattura, di respiro europeo, che il compositore scrisse in uno straordinario stato di grazia (nonché, evidentemente, con l’intento di stupire il pubblico russo e la zarina Caterina II), tenendo conto non solo della tradizione italiana, ma anche di alcuni precetti provenienti da Gluck e dalla sua riforma. Un’opera che, probabilmente, nei teatri italiani del tempo non avrebbe avuto grande fortuna, poiché in moltissimi punti si allontana e diversifica dalla consolidata prassi teatrale e compositiva – divenuta ormai quasi una formula – che mandava in visibilio gli italiani. La particolare bellezza di questo lavoro, ha fatto sì, che anche altri notevoli interpreti si erano accorti della partitura: esiste già un’ottima registrazione discografica dell’opera, uscita diversi anni fa, e addirittura Valerij Gergiev, grande direttore d’orchestra russo, ha scelto quest’opera per una tournée a Graz dell’orchestra del Teatro Marinsky. Non sono , per fortuna, quindi, l’unico!

Domanda:
Un’opera quindi diversa. Rivoluzionaria, sotto alcuni aspetti?

Risposta:
Andiamoci cauti, quando si parla di Cimarosa (e di gran parte della produzione operistica italiana di quell’epoca): rivoluzionaria assolutamente no. L’assenza di un qualsiasi intento rivoluzionario lo si può agevolmente comprendere anche dalla scelta del soggetto: Cleopatra non è altro che Caterina II la quale, in quest’opera, viene celebrata come grande donna e grande regnante. Rivolgersi a celebri personaggi storici, assimilati per analogia ai regnanti viventi, era prassi consolidata per tutto il Settecento. Si può parlare, certo, di opera innovativa – almeno per lo stile cimarosiano – in cui, forse per la prima volta nella sua carriera di compositore, la fusione tra testo drammatico (sapientemente elaborato da Ferdinando Moretti) e musica, appare teatralmente assai efficace; l’orchestrazione raffinatissima, l’utilizzo massiccio dei cori, il superamento in taluni casi – anche se con tecniche semplici, ma efficacissime – delle forme chiuse, l’ampio utilizzo del recitativo strumentato, sono elementi che troviamo per la prima volta in Cimarosa proprio ne “La Cleopatra”. Ma tutto ciò non fu frutto, come in Gluck, di una riflessione estetica del compositore sulla struttura, la forma e la funzione dell’opera; ma semplicemente da fatti contingenti. La zarina non amava stare molto in teatro, l’opera doveva avere una durata massima di un centinaio di minuti: Cimarosa e Moretti fecero di necessità virtù. Con tale spada di Damocle, tagliarono, cucirono, abbreviarono, inventarono forme musicali più sciolte, addirittura per evitare gli applausi tra un brano e l’altro dell’opera, ottimizzando così il tempo concesso dall’imperatrice.

Di necessità virtù: e in questo, indubbiamente, l’opera asseconda la prassi artigianale tipica dell’opera Settecentesca. Ma le virtù messe in opera dal compositore furono tali che, forse, senza nemmeno che il musicista ne fosse completamente consapevole, fecero de “La Cleopatra” un’opera dalle forme straordinariamente nuove.

Domanda:
Tracce di tradizione ci sono in questo lavoro?

Risposta:
Ma certamente! A iniziare, come ho detto prima, dalla scelta del soggetto, fino all’espediente, tutto settecentesco, di utilizzare per il ruolo di co-protagonista la voce di un castrato. E la scelta di questo particolare tipo di voce, impone a Cimarosa la composizione di arie che mettessero in risalto le mirabolanti doti vocali del proprio interprete: quest’opera, quindi, è piena di arie di un virtuosisimo vocale quasi esasperato che rispecchiano in pieno l’estetica dominante e tanto ammirata dal pubblico.

Domanda:
A quando l’uscita del CD?

Risposta:
Il 22 agosto sarà disponibile non solo nel tradizionale supporto CD ma anche in versione digitale in tutti i maggiori stores.