Il grande tradimento. "Vedi Napoli e poi... boh?"
Vai alla prima parte - A Giorgio Napolitano, parlamentare di lungo corso; ex ministro dell’Interno; ex Presidente della Repubblica e senatore a vita viene attribuita l’apposizione del segreto di stato sulle dichiarazioni rilasciate da Carmine Schiavone alla Commissione d’inchiesta Parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti nel 2007.
Non credo che sia stata una decisione presa da un solo individuo e ora non importa più perché il danno è fatto ma la responsabilità di aver lasciato, da un lato, i cittadini italiani all’oscuro di una vicenda tanto vergognosa e mortale, e dall’altro che i traffici continuassero indisturbatamente investe tutte le istituzioni, nessuna esclusa: i governi che si sono succeduti, le forze dell’ordine, i servizi segreti, la magistratura, medici e avvocati che non hanno denunciato e assistito adeguatamente coloro che venivano colpiti da tale sciagura, i commercialisti che hanno curato le procedure per sviare le responsabilità di chi operava illegalmente. Vi sono stati accordi "politici" indegni non solo a livello nazionale ma anche europeo: questo è uno scandalo senza pari e imperdonabile per le sue atroci conseguenze per la salute e la dignità di persone inermi e ignare.
Ormai è fatto noto che i politici non si denunciano tra loro, preferiscono i dossier da usare “alla bisogna” per gli interessi loro, dei loro amici e dei partiti di appartenenza. Napolitano disse una frase che è rimasta scolpita nella memoria di molti: "I pentiti, in Italia, sono troppi!", soprattutto dai politici sono percepiti come “brutti, sporchi e cattivi” indegni di fiducia eppure senza l’apporto di alcuni collaboratori di giustizia noi cittadini staremmo ancora vagando nel buio convinti che la mafia non esiste, che l’ambiente è sanissimo, che i traffici di rifiuti non esistono e che possiamo mangiare tranquillamente tutti gli alimenti che ci vendono le catene della grande distribuzione perché sono “sicuri”. Ho saputo che in agricoltura impiegano trattamenti biologici che distruggono la natura e si può derattizzare con veleni innocui per l’uomo: miracoli delle multinazionali della chimica e della farmaceutica e della stupidità di chi ci crede.
Anni fa fece scalpore lo studio che gli americani condussero per stabilire il grado di pericolosità ambientale nella regione campana per tutelare la salute dei soldati in servizio nelle basi situate nella regione spendendo ben 30 milioni di dollari e i politici italiani buttarono il dossier che gli fu recapitato in qualche “discarica abusiva”.
Fra le numerose sostanze più o meno cancerogene fece capolino un elemento che atterrì: l’uranio. Si deve sempre all’istituto di ricerca americano se emerse una realtà terribile. Gli esami lo individuavano in quantità alte ma sotto la soglia di pericolo nel 31% delle case servite da acquedotti: 131 su 458.
Nell’analizzare i pozzi il mistero aumenta: tale elemento è rilevante nell’88% dei controlli, mentre nel 5% il livello risulta “inaccettabile”. Semplificando: in un pozzo su 20 si riscontra un livello di uranio che mette a rischio la salute. Stessa situazione emerge per i canali di irrigazione del Parco delle Ginestre, a Capua. Com’è finita una tale sostanza nella falda acquifera? Gli scienziati statunitensi non sanno come spiegarlo infatti ipotizzano che il fenomeno sia legato alla natura vulcanica del suolo. Però tutti i campioni che superano il livello di guardia sono stati prelevati nell’area di Casal di Principe e Villa Literno. Carmine Schiavone aveva indicato con precisione dove erano stati interrati i rifiuti nucleari. I fanghi radioattivi provenienti dalla Germania venivano sversati nelle discariche abusive (e forse non solo). Nonostante i dati allarmanti forniti dagli americani nessuna iniziativa da parte delle istituzioni italiane è stata posta in essere per andare a cercare tracce di radioattività eppure di uranio ce n’era e ce n'è in quantità da far paura.
Riporto testualmente alcune rivelazioni risalenti al 12 settembre 2008 sui rifiuti tossici interrati in Campania rilasciate dal pentito Gaetano Vassallo, un manager di camorra che aveva gestito personalmente il traffico di residui tossici: “Intendo riferire sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all’anno 2005. Smaltimento realizzato in cave, terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo io stesso contribuito.” Si trattava di un documento choc, che descriveva nel dettaglio l’inquinamento dell’acqua e del terreno, facendo i nomi di boss, imprenditori, politici e pubblici ufficiali collusi con i clan. Per la prima volta vennero pubblicate le accuse del collaboratore di giustizia contro Nicola Cosentino, allora sottosegretario dell’Economia. I verbali di Vassallo erano secretati per questo furono perquisiti subito la casa e l’ufficio dei due giornalisti che avevano scritto l’articolo. Una settimana dopo lo stesso settimanale pubblicava altre rivelazioni sull’infiltrazione della camorra nell’emergenza rifiuti, puntualmente ed immediatamente fu perquisita la sede del giornale. “Quelle informazioni erano e sono fondamentali per capire cosa rischiano gli abitanti della Campania e chi si nasconde dietro tali traffici: si parla di più di tre milioni di esseri umani a rischio grave di salute”.
Il comando statunitense fin dall’inizio dell’operazione Napoli ha offerto la massima collaborazione alle autorità italiane. Nell’agosto del 2009 ha presentato i risultati della prima fase di test ai rappresentanti degli enti ambientali nazionali e regionali. A seguito di tale notifica l’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione dell’ambiente) dichiarò di voler creare una commissione tecnica insieme agli americani, “ma poi non hanno dato seguito alla proposta”. I dossier dell’US Navy sono stati trasmessi alla Protezione Civile e agli assessori campani anche nel 2010 e nel 2011, mettendo a disposizione le nalisi e le metodologie elaborate per decifrare i problemi di Napoli: una trasparenza totale. Dagli atti non risultano risposte! Gli americani però continuano a “chiedere che le agenzie italiane competenti indaghino in modo completo sulle zone di pericolo ambientale individuate dagli esami”. E’ quello che chiedono anche milioni di cittadini campani. E’ quello che chiese Giorgio Napolitano incontrando l'associazione della “Terra dei fuochi”: “Occorre porre riparo ai guasti di anni di prassi illegale di interamento dei rifiuti tossici. Le conseguenze del pauroso inquinamento dei terreni con rilevanti ricadute sulla salute e sull’ambiente esigono la realizzazione di un vasto programma di bonifiche”. A tutt’oggi per l’iquinamento da fanghi radioattivi o sostanze tossiche altamente cancerogene non si è fatto nulla; si sono piantati tanti alberetti dove era stata interrata l’immondizia (non tossica) ma per il resto siamo ancora a “Caro amico, ti scrivo c’è una grande novità... sarà tre volte natale e festa tutto l’anno…”.
Carmine Schiavone fu il primo a contestare l’interramento dei rifiuti tossici e nucleari all’interno dei clan della camorra, aveva partecipato all’interramento dell’immondizia perché considerata “innocua” ma era disposto a scontrarsi con gli altri gruppi camorristi per impedire gli interramenti di materiali che avrebbero avvelenato irreversibilmente l’ambiente infatti a suo carico non vi è alcuna condanna penale per traffico e interramento di rifiuti tossici e nucleari. Addirittura durante un sopralluogo dove erano intombati dei rifiuti nucleari un personaggio dei servizi gli consigliò di terere la bocca chiusa perché aveva parlato troppo: queste sono le persone che paghiamo profumatamente per vegliare sulla nostra sicurezza!
Schiavone descrisse come avvenivano gli interramenti, i casalesi scavavano fosse enormi e profonde fino ad arrivare alle falde acquifere, vendevano il terreno di scavo ai cantieri delle autostrade, così dalla fine degli anni ’80 iniziarono ad interrare i rifiuti nocivi provenienti anche da Arezzo, Massa Carrara, Genova, La Spezia e Milano. Gli interramenti venivano effettuati a ridosso della falda di Casal di Principe, Villa Literno, Castel Volturno, Casapesenna, Lago Patria e in decine di altri paesi dalla provincia di Napoli fino ad arrivare in quella di Latina. Parla anche di fanghi radiattivi che “arrivavano dalla Germania in lunghe casse di piombo” e interrati fino al 1992: “Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e non cresce più erba”. Continua indicando altri luoghi dove dovrebbero essere sepolti i rifiuti nucleari: Casal di Principe, Parete, Aversa, Teverola, Villa Literno. Indica gli sterssi luoghi dove 18 anni dopo i tecnici americani avrebbero rilevato la presenza di uranio in quantità pericolose per la slaute. Nulla è stato fatto allora e nulla si sta facendo oggi.
Lo studio americano evidenziava la presenza di gas che si sprigionano dal terreno ma non si tratta del radom vulcanico: risultano essere vapori densi di sostanze cancerogene, restano a livello del suolo e penetrano nel piano terra delle case, passando dalle fessure nei muri e dalle tubature. Un fantasma invisibile che avvolge persone anche in salotto e in camera da letto. Gli americani sono ricorsi ad apparecchiature speciali e lo hanno trovato nel 16% delle abitazioni. I controlli effettuati hanno evidenziato che le abitazioni sono generalmente contaminate, le maggiori concentrazioni si trovano nelle zone di Casal di Principe, a ovest di Gricignano, altri a sud di Lago Patria e tra Bagnoli e Napoli. In questi vapori si sono riscontrati livelli pericolosi di PCE e cloroformio, oltre a dosi elevate di altri due composti cancerogeni ma ritenute “tollerabili”. Altro discorso per il PCE che pone “rischi inaccettabili” persino nei piani bassi delle basi di Capodichino, Gricignano e nel Consolato napoletano di piazza Garibaldi, con un picco nel Parco Eva di Teverola (Caserta). Sull’origine di tale inquinamento gli americani non si sono pronunciati: hanno ipotizzato che potevano derivare dalla falda.
Ma i misteri non finiscono qui. L’aria di Napoli presentava un problema inspiegabile, gli scienziati americani trovano un alto tasso di un antiparassitario chiamato dibromo-cloro-propano vietato in USA dal 1985 e in Europa da più di vent’anni: era usato nelle grandi piantagioni, veniva versato nel terreno ed evaporando proteggeva i frutti dagli uccelli e insetti. Scoperto che il suo uso rendeva sterili gli esseri umani ed era cancerogeno venne messo fuori legge. Non era presente nel suolo e nell’acqua, mentre nell’aria dovrebbe svanire in breve tempo. I numerosi e accurati controlli non hanno chiarito il mistero. In agricoltura non era usato perché lo rilevano anche nel centro di Napoli e sul lungomare. Le ipotesi sono due: o gli esami sono clamorosamente errati, ma le procedure sono quelle certificate negli Stati Uniti. Oppure occorre andare nel cuore nero delle discariche e in questo caso spetta alle autorità italiane che di segreti se ne intendono e li sanno mantenere per secoli. Nel frattempo facciamoci un’idea utilizzando il lavoro degli statunitensi che non hanno preso molto bene l’atteggiamento omertoso e omissivo delle autorità italiane.
Consoliamoci con le tabelle riguardanti la qualità dell’aria in Campania.
Sostanze che pongono un rischio alla salute individuate nell’aria di nove aree della provincia di Napoli e Caserta durante un anno di monitoraggio.
Dibromo-cloro-propano a cui sono ricondotti l’80% dei rischi di tumore; 1,2 Dicloropropano a cui sono ricondotti il 3,5% dei rischi di tumore; Arsenico (rischio di cancro); Benzene (rischio di cancro); Esano (rischio di cancro); PCE (rischio di cancro); Diossine (rischio di cancro); Acetaldeide (rischio di cancro); Acroelina (a cui sono ricondotti il 95% dei rischi non tumorali).
Per quanto riguarda il gas proveniente dal suolo sono state eseguite analisi in 9 aree della provincia di Napoli e Caserta dei vapori tossici che si sprigionano dal suolo.
Residenze private. Il 16% delle 300 case esaminate presenta rischi inaccettabili per la salute. Questi rischi sono dovuti alle sostanze potenzialmente cancerogene.
Cloroformio 4%; PCE 9%; Benzene 2%; Etilbenzene 1%.
Basi americane: sostanze individuate che pongono rischi inaccettabili per la salute.
Gricignano PCE; Consolato di Napoli PCE; Parco Eva (Teverola) PCE e cloroformio; Parco delle Ginestre (Capua) PCE; Comando NATO (Bagnoli) Capodichino PCE.
I livelli di pericolo degli standard americani Usepa sono campanelli d’allarme per prevenire i danni: se una sostanza nociva li supera si interviene per trovare l’origine ed eliminarla. Cosa impossibile in Campania dove l’emergenza invece di diminuire aumenta. Scrivono che i siti contaminati censiti nel 2005 erano 2.599, nel 2011 sono diventati 5.281: la provincia di Napoli ha il record dei luoghi inquinati (2.532), quella di Caserta il primato di discariche illegali (851) e solo 13 sono state bonificate. Tali dati denunciano “una documentata carenza di progressi del governo italiano nell’individuare e risanare questi siti, come la mancanza di un sistema dei rifiuti integrato e adeguato”. Tale inerzia, oserei dire criminale, dal 2011 ha spinto gli americani a barricarsi nelle loro basi dove hanno installato impianti per rendere sicura l’acqua e mantengono la rete di monitoraggio dell’aria, con una torre speciale costata 300 mila dollari inoltre, per motivi di riduzione dei fondi, dal giugno del 2013 non finanziano più gli affitti all’esterno. I contratti per i complessi residenziali di Parco Eva e Parco delle Ginestre sono stati disdetti: per pura coincidenza, si tratta delle due strutture più vicine alla “zona rossa”. Persino l’ammiraglio capo ha lasciato la sontuosa villa di Posillipo (altamente inquinata) per motivi di riduzione dei costi e per una indifferibile ristrutturazione dell’immobile.
Questa situazione ha dimostrato agli americani di che pasta sono fatti i nostri rappresentanti: per questo li definiscono i "nostri padroni" e noi dei ... boh?
Crediti immagine: it.wikipedia.org/wiki/Napolitudine#/media/File:Harbour_of_Mergellina_-_gulf_of_Naples.jpg