di Lucia De Sanctis
Analizziamo i fatti accaduti di recente in Ecuador con il criminologo Vincenzo Musacchio.
Tanti omicidi tra le fila della politica e della magistratura, sembra la Palermo degli anni ‘80 e ‘90, cosa sta succedendo in Ecuador?
Le morti eccellenti non si contano più sia nelle fila della magistratura sia in quelle della politica. Da ultimo l’assassinio in pubblica piazza di un candidato presidente. Da quanto mi è stato riferito da colleghi Ecuadoregni, Fernando Villavicencio si era presentato alle presidenziali come acerrimo nemico della corruzione e dei narcos presenti nel Paese e aveva fortemente criticato le strategie di lotta alla criminalità organizzata denunciando presunte collusioni fra potere politico e mafie. Aveva già subito in passato forti minacce da esponenti di spicco delle organizzazioni criminali dedite al narcotraffico internazionale.
Sembra che l’omicidio sia stato rivendicato dai Los Lobos, ci può dire qualcosa su questa organizzazione criminale?
I Los Lobos sono una banda criminale che si occupa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di omicidi e altri crimini. Per molti anni, nel Paese, i Los Lobos, insieme a Los Chonekillers e Los Tiguerones hanno operato sotto il controllo dei Los Choneros, fino a quando il leader di quest’ultima banda, Jorge Luis Zambrano, alias Rasquiña, è stato assassinato nel dicembre 2020. L’alleanza si è sciolta e ora questi clan stanno combattendo per la conquista della leadership lasciata vacante da Zambrano.
Fino a pochi anni fa l’Ecuador era una nazione tranquilla come mai negli ultimi anni questa escalation criminale?
In Ecuador sono attivi i due più grossi cartelli messicani del narcotraffico internazionale, quello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generación. Da alcuni anni sono operativi anche alcuni clan mafiosi albanesi. Queste organizzazioni criminali col tempo si sono radicate al punto da mettere in crisi la democrazia di questo Paese. I narcos messicani e colombiani raffinano e conservano la cocaina, e utilizzano i porti Ecuadoregni per far partire i carichi di droga un po’ in tutto il mondo. Grazie alla posizione geografica strategica (confina sia con Colombia sia con Perù e ha un ampio accesso all’oceano Pacifico). L’Ecuador è diventato un luogo perfetto di espansione delle operazioni del narcotraffico internazionale verso l’Europa e verso l’Africa. Se fino a pochi anni fa il Paese era più tranquillo, nel 2022 e mei primi tre mesi del 2023 ci sono stati 5.500 omicidi legati alla violenza del narcotraffico, e sono state sequestrate 320 tonnellate di sostanze stupefacenti. L’Ecuador è, di fatto, in stato di emergenza per l’attacco alle istituzioni da parte dei narcos.
Dopo l’omicidio di Marcelo Pecci, è stata assassinata Luz Marina Delgado, pubblico ministero in Ecuador, ora Fernando Villavicencio. Come si spiega quest’attacco frontale da parte dei narcos?
Si uccidono quei magistrati e quei politici impegnati seriamente nel contrasto della criminalità organizzata. Siamo di fronte ad un segnale di debolezza delle mafie. Significa che i magistrati uccisi erano in grado di colpire nei punti nevralgici le organizzazioni criminali anche a livello transnazionale. Un fatto che deve preoccupare e non poco la Comunità Internazionale e spingerla a impegnarsi maggiormente in questo tipo di lotta alle mafie. Neanche noi italiani possiamo ritenere che questo episodio non ci appartenga. Sono ben note a noi studiosi le commistioni tra mafie italiane e latino americane.
È possibile agire per porre freno a questi fenomeni criminali in America Latina?
Occorre in primis l’impegno serio e diretto di tutta la Comunità Internazionale. Se partiamo dal presupposto che il numero di consumatori globali di oppiacei, cocaina e marijuana è aumentato notevolmente negli ultimi dieci anni - e questo nonostante i miliardi di dollari spesi, le decine di migliaia di vite perse e le centinaia di migliaia di persone incarcerate per la produzione, la distribuzione e il consumo - comprendiamo quanto sia necessario ripensare a come trattare i vari soggetti coinvolti nella filiera della droga, ad esempio, creando programmi sociali e di lavoro per gli agricoltori allo scopo di offrire loro la possibilità di coltivare prodotti agricoli alternativi e ugualmente remunerativi e garantire il loro accesso nei mercati europei e nordamericani.
L’America latina però dovrà fare la sua parte non crede?
Credo la stia già facendo e i fatti recenti purtroppo lo dimostrano. C’è una parte della società civile che comincia a reagire. Una magistratura che affronta con coraggio e determinazione i narcos (valga per tutti l’esempio di Marcelo Pecci). C’è una richiesta di democrazia, di pace e di diritti fondamentali. Molte delle zone più violente di quell’area sono state riconvertite in spazi di attrazione turistica e culturale, attraverso l’arte urbana e le memorie storiche. Sono questi, a mio avviso, gli esempi vincenti di rinascita, che possono ispirare tutta l’area latinoamericana. Affinché sia data una possibilità di riscatto all’America latina, ritengo che occorra ripartire proprio da questo tipo di riforme nazionali, condivise e soprattutto supportate a livello internazionale.
Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80. È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.