"Come comunità ecclesiale condividiamo lo stupore e la meraviglia delle famiglie, delle istituzioni civili e di quanti faticano a capire la logica di una scelta didattica che contraddice il ruolo stesso della scuola, chiamata ad offrire un'educazione aperta ed inclusiva e non esclusiva soprattutto di ciò che costituisce la nostra identità e le nostre radici più profonde.

L'integrazione è un dovere, ma, come ha affermato recentemente Papa Francesco, «nella misura in cui non sia una minaccia contro la propria identità». Scelte di questo genere riteniamo siano offensive proprio di coloro che si vorrebbe rispettare, in quanto considerati, in pratica, incapaci e non all'altezza di discernere e accogliere con serenità la ricchezza della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni.

Ci chiediamo se, in base a certi criteri, a scuola si potranno più insegnare la Divina Commedia e i Promessi Sposi. Se i testi di storia dell'arte dovranno essere censurati. Se bisognerà riscrivere la storia. Se certi capolavori della musica si potranno più ascoltare. Se dovrà essere rivisto il calendario, dal momento che contiamo gli anni dalla nascita di Cristo. Ci auguriamo che il testo venga cantato nella versione originale, senza censure e, soprattutto, senza paure. È questione di rispetto della nostra identità, e, prima ancora, è buon senso."


Questo è quanto scritto da don Luigi Fabbri, vicario generale della diocesi di Viterbo, all'Istituto comprensivo "Ildovaldo Rodolfi" di Tuscania, dopo che una maestra di una classe della scuola elementare ha tolto dalla canzone di Natale "Gesù" sostituendolo con "laggiù".

Dal punto di vista della metrica, niente da eccepire: accento e numero di sillabe corrispondono... al di là del significato che possa poi assumere la canzone. E neppure se la sostituzione del termine Gesù fosse motivata da un convinto ateismo sarebbe un problema, a parte la contraddizione nel voler comunque celebrare il Natale! Se invece la sostituzione fosse dovuta ad una presunta sensibilità nei confronti dei bambini di altre religioni, ed in particolare di quelli musulmani, allora quanto deciso dalla maestra sarebbe da criticare... per mancanza di cultura, problema non di poco conto per chi è preposto ad insegnare.

Infatti, per i musulmani Gesù, al pari di Maometto, è considerato un profeta ed è menzionato diverse volte nel Corano come "Gesù figlio di Maria" ed indicato anche come "messaggero di Dio" o "parola di Dio" oltre che come "Messia". Inoltre, per la tradizione messianica islamica, Gesù tornerà sulla Terra alla fine dei tempi, dopo il Mahdi, per annunciare il giorno del giudizio finale.

Quindi, celebrare la nascita di Gesù secondo la tradizione cattolica è difficile credere che possa finire per essere un problema per chi appartiene ad un'altra religione, anche islamica, tenendo pure conto del fatto che ciò ha anche un valore didattico, perché insegna tradizioni sconosciute a bambini provenienti da Paesi con culture diverse.

Infine, non bisogna poi neppure dimenticare che i nazional sovranisti italiani (come si autodefiniscono i presunti neofascisti odierni) strumentalizzeranno questi episodi per promuovere le loro bislacche idee su "Dio, Patria e Famiglia", nonostante sappiano poco di patria e famiglia e assolutamente nulla di Dio. Quindi, perché dar loro un motivo per alimentare la propaganda?