Mentre i vari leader (tutti) si fingono interessati del triste destino riservato alla giornalista-iena Nadia Toffa per ragioni di propaganda (oramai il consenso passa anche da questo), i partiti di riferimento stanno lavorando a strategie, scenari, contatti e ipotesi di alleanza, da una parte per evitare nuove elezioni, dall'altra per arrivarci il prima possibile.
La Lega riunisce i gruppi di Camera e Senato alla presenza del "lider maximo", Matteo Salvini. "Tutti uniti per dare al più presto all'Italia un Governo legittimato che faccia una manovra economica coraggiosa e non dettata da Bruxelles" dicono da via Bellerio, ricordando ai propri sostenitori che non esistono altre maggioranze, o altre priorità oltre quella di andare alle urne.
Per Matteo Salvini: "Il taglio dei parlamentari [voluta dai 5 stelle, ndr] è in realtà un SALVA-RENZI, perché fino all'anno prossimo non si potrebbe più tornare a votare e la coppia Renzi-Boschi (che ha sempre votato contro il taglio) salverebbe la poltrona. Capito??? - urla ai suoi sostenitori - Una volta mandati a casa questi sciagurati, non solo tagliamo poltrone, ma anche gli stipendi".
E mentre gli "sciagurati" 5 Stelle, effettivamente, tentano di evitare le urne facendo votare alla Camera il taglio dei parlamentari che inevitabilmente, per problemi tecnici, rimanderebbe il voto di alcuni mesi, il Pd si dibatte come sempre su cosa sia meglio o non meglio fare per affrontare la crisi in atto.
Zingaretti, segretario Pd, dice di voler evitare strade che possano essere interpretate come vie traverse per sfuggire al giudizio degli elettori e continua a dire che l'unica strada percorribile è quella delle urne.
Matteo Renzi, ex segretario Pd, causa problemi di visibilità è tornato ad agitarsi come un matto per evitare che gli italiani si esprimano con il voto. Il senatore semplice sa benissimo che nella compilazione delle nuove liste elettorali i suoi parlamentari verrebbero assegnati in collegi dove avrebbero poche speranze di essere rieletti. Quindi, oltre a non avere più consensi nel Paese, Renzi si ritroverebbe a non avere più neppure dei "renziani" in Parlamento. Sarebbe per lui l'inizio del viale del tramonto.
E tanto è delicata la sua posizione che si è addirittura inventato la possibilità di allearsi con i 5 Stelle per formare un governo alternativo all'attuale. Lui, che fino a pochi giorni fa insultava chiunque, all'interno del Pd, avanzasse ipotesi simili. Ne sa qualcosa Dario Franceschini, ricoperto di contumelie dai renziani solo per aver ipotizzato un dialogo con i 5 Stelle.
Un Franceschini che un paio di giorni fa, senza voler riscuotere alcun successo con il classico "io l'avevo detto", signorilmente dichiarava: "Dopo l'intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarsi i cambiamenti di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del Segretario".
Adesso, però, Zingaretti è diventato Renzi e Renzi è diventato Zingaretti?
Probabilmente le cose stanno diversamente. Zingaretti, in questo momento, ha collocato il Pd tra coloro che non hanno paura del voto, pur sapendo che sarà impossibile andare a votare, perché sarà Mattarella a non volere tale soluzione perché non ci sarebbero tempi tecnici certi al varo della legge di bilancio.
Il capo dello Stato si richiamerà a quanto detto in passato sul fatto che prima di ogni altra cosa è necessario salvagurdare gli interessi dello Stato. Per questo inviterà (pretenderà) responsabilità dalle forze politiche. Ed è su questo che Zingaretti farà affidamento per evitare il voto e trovare un accordo con i grillini.
Tanto è il terrore di Renzi per il voto, da non aver previsto una cosa così evidente. In ogni caso, il suo coming out non potrà che impegnarlo per il tentativo di accordo che 5 Stelle e Pd cercheranno di mettere in atto. A quel punto non potrà tirarsi indietro.
Ma la cosa più importante da dire in proposito è che il Pd non punta ad un governo di transizione, ma direttamente ad un governo di legislatura, che duri altri quattro anni. Non è un'ipotesi, lo ha detto lo "zingarettiano", ex veltroniano, Bettini in questa intervista al Corriere...
Bettini indica un percorso difficile ma intelligente che credo valga la pena provare a percorrere. Sarà pieno di insidie e potremo provarci solo con un patto interno al PD: lavorare tutti come una squadra, unita intorno al Segretario. pic.twitter.com/wxMIrT0lh2
— Dario Franceschini (@dariofrance) August 13, 2019
Come possibile soluzione per salvare le istituzioni democratiche del Paese, quella prospettata da Bettini è l'unica via logica ma, essendo tale, è difficile che possa esser presa in considerazione, come la storia insegna, soprattutto quella di questo Paese, quando il fascismo avrebbe potuto essere facilmente stroncato fin dall'inizio, ma le opposizioni permisero che si radicasse come sistema di potere con le conseguenze che tutti sappiamo. Adesso, nonostante il passato, probabilmente si permetterà ai neofascisti odierni, che si fanno chiamare sovranisti, di andare nuovamente al potere.