La tragica vicenda dell’Artsakh si sta forse concludendo, anche se non nel modo che avremmo voluto. Migliaia di civili, infatti, hanno sofferto mesi di crisi umanitaria – se ne è interessata in particolare la Francia, con la sindaca di Parigi recatasi in visita nell’enclave armena – e oggi sono costretti ad abbandonare le loro case.

Mosca, che aveva un’intesa trilaterale con i due contendenti, aveva inviato la sua missione di pacificazione, con la quale ha controllato il rispetto degli accordi sul campo, e intanto ha anche inviato note di protesta a Baku per chiedere condizioni migliori per i civili.

Erevan, però, oggi accusa i russi di aver fatto troppo poco o addirittura di non aver adempiuto ai suoi impegni. Formalmente la Russia ha rispettato la parola data, ma non potrebbe dare di più senza di fatto aggredire l’Azerbaigian. Nel frattempo, l’Armenia ha effettuato esercitazioni militari addirittura con gli Stati Uniti e ha pure ricusato un intervento delle forze della “NATO ex sovietica”, cioè il CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva).

In maniera piuttosto curioso, le manovre congiunte con gli americani si sono concluse proprio nel giorno in cui cominciava l’operazione definita di “anti-terrorismo” da parte dell’Azerbaigian nel Karabakh. Vedremo presto se questo fatto ha un significato politico oppure è stata solamente una coincidenza.