Il signor de La Palice non avrebbe saputo far meglio. Questo è il riassunto che si può dare al discorso del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che questa mattina ha presentato la consueta relazione, prodotta dal proprio centro studi dell'istituto, per l'anno 2015. Ma in fondo che cosa avrebbe potuto dire Visco rispetto a quanto già non sapessimo?

In merito all'economia internazionale.
"La debolezza della domanda globale e soprattutto il calo dei prezzi del petrolio hanno esercitato pressioni al ribasso sull'inflazione. In Giappone sono state adottate nuove misure espansive. La Riserva federale ha aumentato i tassi in dicembre prospettando una normalizzazione più graduale; si è interrotto il rafforzamento del dollaro.
La crescita del commercio mondiale è stata frenata dalla debolezza della domanda su scala globale e dal forte ridimensionamento dell'interscambio cinese."

In merito all'area euro.
"Nell'area dell'euro la ripresa è proseguita, grazie al rafforzamento delle componenti interne della domanda, che ha compensato la decelerazione del commercio internazionale.
L'inflazione si è tuttavia collocata su livelli nulli nella media dell'anno, scendendo più volte sotto lo zero e tornando su valori negativi nel febbraio scorso; al netto delle componenti più volatili è risultata appena dello 0,8 per cento.
Dalla metà dell'anno sono aumentati i rischi connessi con l’andamento dell’economia globale. Il ridimensionamento delle prospettive di crescita mondiale e le tensioni connesse con il nuovo calo dei prezzi delle materie prime hanno indebolito la ripresa dell’attività economica e accresciuto i rischi di disancoraggio delle attese di inflazione sugli orizzonti di lungo periodo."


Sull'economia italiana.
"Dopo tre anni, nel complesso del 2015 l’economia italiana è tornata a crescere pur se a ritmi ancora moderati (0,8 per cento).
La domanda nazionale ha fornito il principale contributo alla crescita. La spesa delle famiglie si è rafforzata, estendendosi alle componenti diverse dai beni durevoli; si è riavviata l’accumulazione di capitale produttivo. La ripresa della domanda è fortemente dipendente dallo stimolo espansivo della politica monetaria Visco non ha citato il minor costo per la spesa energetica come ulteriore contributo alla crescita).
La produzione industriale ha ripreso a crescere [...] ma le dinamiche settoriali non sono state uniformi.
Con il progressivo miglioramento della congiuntura, si è ridotta la vulnerabilità finanziaria delle imprese.
L'espansione dei consumi delle famiglie iniziata a metà del 2013 è proseguita lo scorso anno e si è estesa a tutte le principali voci di spesa con la fiducia delle famiglie che è decisamente migliorata.
Con il ritorno alla crescita si è consolidato nel 2015 l’aumento dell'occupazione, che ha beneficiato degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato in vigore dall’inizio dell’anno e, in misura inferiore ma non trascurabile, della revisione della disciplina sui licenziamenti prevista dal Jobs Act [mentre] le retribuzioni contrattuali sono cresciute moderatamente.
Nel corso del 2015 l'inflazione in Italia è rimasta su valori storicamente bassi comportando un progressivo ridimensionamento delle aspettative, che potrebbe tradursi, in prospettiva, in una minore dinamica dei salari nominali, alimentando così nuove pressioni al ribasso sui prezzi.

Sulle banche in Italia.
"Nel 2015 il miglioramento della congiuntura si è riflesso sull’attività degli intermediari creditizi italiani.
I prestiti delle banche si sono stabilizzati alla fine dell'anno e, per la prima volta dopo quattro anni, sono cresciuti nei primi mesi del 2016, sebbene in misura molto contenuta.
La qualità del credito ha beneficiato del miglioramento congiunturale, il tasso di deterioramento dei prestiti è significativamente diminuito e la consistenza dei crediti deteriorati si è stabilizzata.
Alla fine del 2015 e nei primi mesi di quest’anno la caduta dei corsi azionari nel settore bancario dell’area dell’euro, determinata principalmente da un rialzo dei premi per il rischio, e l’aumento della loro volatilità sono stati più marcati per le banche italiane, che hanno risentito dell’elevato ammontare di crediti deteriorati nei bilanci. Vi hanno contribuito le incertezze tra gli investitori sull’esito di alcune operazioni, già programmate, di rafforzamento del capitale.
L'elevata incidenza di prestiti deteriorati, eredità della lunga recessione, influisce negativamente sulla redditività delle banche e, quindi, sulla capacità di accrescere il patrimonio e di erogare il credito.

Sul bail in.
"Diversamente da quanto proposto dalla delegazione italiana nelle sedi ufficiali, non è stato previsto un sufficiente periodo transitorio che consentisse a tutti i soggetti coinvolti di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime."