La trasmissione tv Le Iene ha reso nota la testimonianza di un signore, Salvatore Pizzo, che 8 anni fa ha lavorato per il padre del vicepremier Luigi Di Maio... in nero.

«Sono contento che Salvatore abbia trovato il coraggio di denunciare pubblicamente dopo 8 anni» ha detto Di Maio, riepilogando la vicenda in un post sul "blog delle Stelle", ammettendo quanto accaduto e ricordando anche che Salvatore Pizzo si rivolse poi alla CGIL che gli consigliò di trovare un accordo con suo padre per farsi assumere. Così avvenne e gli fu corrisposto anche un indennizzo.

Inoltre, Di Maio ha tenuto anche a precisare che lui non era socio dell’azienda del padre, e che mai si era occupato delle sue attività: «Mio padre ha fatto degli errori nella sua vita, e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre. E capirete anche che sia improbabile che un padre racconti al figlio 24enne un accaduto del genere. A maggior ragione se, come ho detto nel servizio, abbiamo anche avuto un rapporto difficile, che sono contento sia migliorato negli ultimi anni.»

Ma quello che a tutti ormai è evidente è che il capo del Movimento dei fustigatori dell'altrui morale ha così dei "peccatucci" anche in casa propria. È vero, però, che i "peccatucci" di Di Maio padre non sono collegati all'attività politica del figlio. Ma è anche normale che uno che ha costruito la propria fortuna politica urlando ai quattro venti onestà, onestà ed etichettando come disonesti e profittatori i propri avversari, non possa sperare di cavarsela senza che chi è stato oggetto delle sue reprimende non cerchi adesso di fargli pagar dazio.

E chi, tra costoro, più di tutti ha il "dente avvelenato" nei confronti di Di Maio sono Matteo Renzi e il suo alter ego al femminile, Maria Elena Boschi, che dopo aver appreso la notizia hanno potuto dar sfogo alla loro rabbia, rinfacciando le accuse che i 5 Stelle, e Di Maio, avevano lanciato fino a poco tempo fa nei confronti dei loro "babbi".

I fatti che riguardavano il padre di Renzi e quello della Boschi erano legati all'attività politica dei figli, ma al principio dell'onestà non si possono mettere limiti nel momento in cui si invoca portandola come bandiera da contrappore alla disonestà attribuita ai propri avversari.

Così Renzi non può farla passar liscia a Di Maio e al "Movimento" di cui è capo e su Facebook dà sfogo alla sua proverbiale retorica, per togliersi i numerosi sassolini che gli "riempivano" le scarpe:

«Quando ho visto il servizio delle IENE sulla famiglia Di Maio mi sono imposto di non dire nulla. Di fare il signore, come sempre. Del resto non m'interessa sapere se il padre di Di Maio abbia dato lavoro in nero, evaso le tasse, condonato gli abusi edilizi.

Sono convinto che la presunta "onestà" dei Cinque Stelle sia una grande FakeNews, una bufala come dimostrano tante vicende personali, dall'evasore Beppe Grillo in giù. Ma sono anche convinto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e questo lo dico da sempre, a differenza di Di Maio che se ne è accorto adesso.
Ma qui, all'una di notte, non riesco a far finta di nulla.
Non ce la faccio.

Rivedo il fango gettato addosso a mio padre.
Rivedo la sua vita distrutta dalla campagna d'odio dei 5 Stelle e della Lega.
Rivedo mio padre che trova le scuse per non uscire di casa perché non vuole incrociare gli sguardi dopo che i media lo presentano come già colpevole.
Rivedo mio padre sul letto d'ospedale dopo l'operazione al cuore.
Rivedo mio padre che non si ferma all'Autogrill o resta in macchina per non essere riconosciuto.
Rivedo mio padre preoccupato per cosa diranno a scuola i compagni di classe dei nipoti.
Rivedo un uomo onesto schiacciato dall'aggressione social coordinata da professionisti del linciaggio mediatico.

Non basteranno i 145.000€ che Marco Travaglio e alcuni suoi colleghi dovranno pagare per aver diffamato mio padre: sta vendendo l'azienda, lo attendono anni di processi, decine di cause di risarcimento.
La vita di mio padre è cambiata, per sempre.

Non è un mio problema dunque sapere se il padre di Di Maio sia responsabile o no di lavori in nero, evasione fiscale, abusi edilizi. Non m'interessa davvero.

Sono però certo che Di Maio figlio sia il capo del partito che è il principale responsabile dello sdoganamento dell'odio. Hanno educato, stimolato e spronato a detestare chi provava sinceramente a fare qualcosa di utile. Hanno ucciso la civiltà del confronto. Hanno insegnato a odiare.

Non dobbiamo ripagarli con la stessa moneta. Ma prima di fare post contriti su Facebook chiedano almeno perdono alla mia famiglia per tutta la violenza verbale di questi anni. Se Di Maio vuole essere credibile nelle sue spiegazioni prima di tutto si scusi con mio padre e con le persone che ha contribuito a rovinare. Troverà il coraggio di farlo?»


E non da meno è stata Maria Elena Boschi che ha pure dedicato un video alla vicenda di Luigi Di Maio che riguarda suo padre...


E adesso, c'è da giurarci che quanto accaduto sarà ripetuto come un mantra nei confronti di Di Maio e del Movimento 5 Stelle... d'altronde, chi di onestà ferisce, di onestà perisce.