“Abbiamo un numero di medici assolutamente insufficiente per il presente e per il futuro, mentre ragazze e ragazzi restano esclusi ogni anno dal corso di laurea a causa di un test che sembra più un terno al lotto che una vera e propria prova di selezione”, commenta ora su Facebook il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “Se è vero che il Governo sta lavorando alla modifica dell’accesso a Medicina - aggiunge - ci troverà pronti a un confronto serio e costruttivo: superare l'imbuto formativo non è un problema di destra o di sinistra, ma una necessità del Paese. Viceversa, andremo allo scontro sulle risorse economiche: sottofinanziare la sanità è una scelta di destra e significa tagliare sul diritto alla salute delle persone”.
“Pienamente d’accordo” sull’istituzione di una commissione anche il presidente del Veneto, Luca Zaia."Da anni - scrive sul social - continuo a denunciare i problemi causati dal numero chiuso. Questo Governo, finalmente, dà un segnale concreto che interrompe il nulla di fatto”. “Un bravo medico - per Zaia - si seleziona sul campo, non a 19 anni con test a crocette. Personalmente continuo a difendere una visione meritocratica dei percorsi di studio: possibilità di accesso per tutti, e grande selezione nel percorso formativo. È indispensabile intervenire tempestivamente anche rilanciando l’attrattività di alcune specializzazioni sui neolaureati, ma iniziando senza dubbio dal superamento del numero chiuso che rischia non solo di negare il fabbisogno di professionisti indispensabili alla nostra sanità, ma anche di escludere giovani che potrebbero rivelarsi clinici o chirurghi di grande talento”, conclude il presidente Veneto. 
Sulla stessa lunghezza il presidente della Basilicata, Vito Bardi: "L’istituzione di una apposita commissione che, entro la prossima primavera, valuterà la possibilità di modificare l’accesso programmato alla facoltà di Medicina soddisfa finalmente una istanza che viene da più parti e che sosteniamo convintamente. La carenza di personale medico – aggiunge – sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari regionali”, per questo “abbiamo bisogno di rivedere una volta per tutte i criteri legati all’accesso alla facoltà di Medicina - che grazie alla mia Giunta per la prima volta nella storia è anche in Basilicata - per disporre di un adeguato numero di specialisti da collocare sul territorio e negli ospedali”.“Stiamo riaprendo scuole per infermieri in tutto il Piemonte, ma rimane la follia del numero chiuso a Medicina: questo è uno dei problemi della sanità di oggi” è anche l’opinione del presidente del Piemonte, Alberto Cirio.Soddisfatto per l’iniziativa del ministro Bernini anche l’assessore alla Salute dell’Umbria, Luca Coletto: "Sarà attivata una commissione per eliminare numero chiuso a medicina e l'inutile test d'accesso, che in base alla fortuna e non rispetto alle inclinazioni e alle scelte dei nostri giovani, decideva il loro futuro”, scrive su Facebook. “Erano anni - aggiunge - che le regioni denunciavano la mancanza di medici ospedalieri e di famiglia e con una popolazione anziana che ha sempre più bisogno di assistenza era necessaria una risposta che solo questo governo si sta apprestano a dare. È sottinteso che i futuri laureati e abilitati alla professione medica potranno accedere ai reparti ospedalieri per la specialità già dal primo anno, come accadeva in passato.Meglio tardi che mai!”.

Questi i commenti espressi da alcuni dei rappresentanti delle Regioni italiane in relazione alla decisione del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, di istituire una commissione di esperti per "esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie".

Pertanto, pare, tra le altre cose dovrebbe esser discussa anche la modalità di accesso alla Facoltà di Medicina, di cui test e numero chiuso, ad oggi, sembrano alquanto anacronistici.