A gennaio 2017 siamo stati informati che i soldi per una tranche relativa all'acquisto del Milan venivano da uno dei paradisi fiscali più famosi al mondo: le Isole Vergini Britanniche.

Qualche settimana più tardi, la Reuters ci informava che la società capofila che avrebbe effettuato l'acquisto dei rossoneri era poco più che una società fantasma, mentre i soci che avrebbero dovuto partecipare al cartello non sapevano nulla di tale iniziativa.

A luglio del 2017, l'ad Fassone illustrava i conti del Milan cinese, da dove si aveva la conferma che il vero proprietario non era certo il fantomatico Yonghong Li, ma il fondo americano Elliott che ha in garanzia tutte le quote della società in conseguenza dei prestiti ricevuti per finalizzarne l'acquisto... anche dei giocatori.

Quanti dubbi su questa compravendita!

Adesso La Stampa, questo sabato, ha pubblicato uno scoop in cui annuncia l'apertura di un'inchiesta della Procura di Milano per verificare l'ipotesi che la vendita del Milan non sia stata in realtà una specie di commedia messa in scena da Fininvest e da Silvio Berlusconi per far rientrare in Italia, legalmente, centinaia di milioni di euro.

Secondo quanto riportato dal quotidiano torinese, i magistrati milanesi sarebbero entrati in possesso di documenti che getterebbero molte ombre sulla effettiva regolarità dell'operazione.

A far drizzare le antenne sulla necessità di aprire un'inchiesta, di cui parrebbe incaricato il procuratore aggiunto Fabio de Pasquale, è stata la "cifra monstre" con cui è stato valutato il Milan, non congrua all'attuale valore della squadra "reduce da diversi campionati deludenti, da campagne acquisti sotto tono rispetto ai suoi standard, da continui cambi di allenatori in panchina", priva di giocatori tali da poter giustificarne il valore, eccettuato il portiere Donnarumma.

Se a tutto questo si aggiungono le perplessità sulla reale consistenza patrimoniale dell'attuale proprietario, diventa sostenibile l'ipotesi di un'indagine per verificare la correttezza dell'operazione.

Quale potrebbe essere la truffa che la magistratura può ipotizzare con questa inchiesta? Probabilmente quella accennata in precedenza e spiegata meglio in questi termini.

Berlusconi ha molti soldi in nero da far rientrare in Italia. Potrebbe approfittare dello scudo fiscale, ma far rientrare decine e decine di milioni di euro depositati in un paradiso fiscale non sarebbe certo stato un vantaggio per la sua immagine pubblica, oltre che la conferma delle tante inchieste che hanno ipotizzato questa sua attività di creare fondi in nero. Una di queste ha causato la condanna che non gli consente di presentarsi alle prossime elezioni.

Berlusconi avrebbe gonfiato il prezzo del Milan ad una cifra che superava il valore reale della società per l'importo che lui voleva far rientrare in Italia. Avrebbe poi trovato un acquirente fantoccio all'altro capo del mondo, in Cina, dove tutti vengono ritenuti ricchi e dove è complicato - per distanza, lingua e politica - fare indagini accurate.

Il fantoccio Yonghong Li avrebbe quindi pagato l'acquisto della società utilizzando i fondi di Berlusconi presenti in qualche banca delle Isole Vergini, facendoli passare come se fossero suoi. L'acquisto vero del Milan, invece, è stato poi effettuato dal fondo Elliott che diverrà ufficialmente proprietario della squadra quando Yonghong Li non potrà onorare il debito nei suoi confronti.

E tutti i tasselli, in questo modo, sarebbero andati al proprio posto. Ma adesso che ci si è messa di mezzo la magistratura che vuole avere la certezza della regolarità dell'operazione, Fininvest, Berlusconi e Yonghong Li dovranno chiarirne ogni aspetto.


Aggiornamento

Lo "storico" avvocato di Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini, ha smentito la notizia, di cui era stato informato da La Stampa già nella serata di venerdì per un commento in merito, definendola falsa e annunciando querele. 

La Stampa, a sua volta, ha replicato con la seguente precisazione

"Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’ A.C. Milan»: lo ha dichiarato il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco. Greco ha spiegato che sulla vendita del Milan, passato nell’aprile 2017 da Silvio Berlusconi all’imprenditore cinese Yonghong Li, «al momento non esiste alcun fascicolo». Nessun fascicolo esplorativo (a modello 45, senza titolo di reato e a carico di ignoti), né a modello 44 e quindi sempre a carico di ignoti ma con un titolo di reato. 

Il procuratore capo di Milano ha affermato che l’avvocato Niccolò Ghedini, legale dell’ex premier, non ha depositato in Procura «per conto di Fininvest» alcuna carta riguardo all’operazione e ha ripetuto di non aver ricevuto alcun dossier da parte dell’Unità Informazione Finanziaria di Banca d’Italia che ha la responsabilità dei controlli. 

Ma il quotidiano La Stampa, in merito alla vicenda, ribadisce di aver svolto opportuni controlli circa l’esistenza di un’indagine sull’operazione, di cui è venuto a conoscenza da due fonti distinte, e pertanto conferma quanto scritto."