Novak Djokovic, proveniente da Dubai dove era atterrato dopo esser stato espulso dall'Australia, è arrivato oggi in Serbia dove è stato accolto come un eroe dai suoi connazionali e tifosi radunatisi all'aeroporto di Belgrado, con tanto di bandiere serbe, inno nazionale e slogan di consenso.

Intanto a Melbourne questo lunedì sono iniziati gli Open d'Australia, la cui edizione, a livello sportivo, era stata finora oscurata dai problemi di visto di Djokovic, che proprio in queste avrebbe dovuto scendere in campo per disputare il primo incontro del torneo.

È così rimandata ad altra data la possibilità per lui di stabilire un  record vincendo per la 21ª volta un  torneo  del Grande Slam.

Il guaio, però, è che in teoria in base alle leggi australiane sull'immigrazione a Djokovic, 34 anni, non potrà essere concesso un nuovo visto d'ingresso nel Paese se non trascorsi tre anni, anche se il premier Morrison ha dichiarato che potrebbe essergli consentito l'ingresso anche prima, nel caso di ripristino di "giuste circostanze" che sarebbero comunque valutabili solo al momento della richiesta. 
 
Quanto accaduto a Melbourne in Australia, per Djokovic potrebbe ripetersi anche a Parigi, in Francia, secondo appuntamento della stagione con un torneo del Grande Slam.

Infatti, il parlamento francese ha da poco approvato una legge che, tra l'altro, richiede alle persone di età superiore ai 16 anni di avere un certificato di vaccinazione per entrare nei luoghi pubblici, compresi gli impianti sportivi. Ed il ministro dello sport di quella nazione ha dichiarato oggi che non concederà esenzioni a tale regola che, indifferentemente, si applica sia agli spettatori che ai giocatori professionisti.

L'unica speranza per Djokovic di partecipare al Roland Garros a maggio è che il Covid diventi una malattia endemica e che la Francia decida di annullare le attuali restrizioni... a meno che lui non decida di vaccinarsi!