"Ho incontrato Marcello De Angelis ieri, in tarda serata, e dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia. Pertanto, manterrà la direzione della Comunicazione Istituzionale in Regione.
So bene che, quanto affermato da Marcello De Angelis nei giorni scorsi in relazione alla strage di Bologna, ha offeso e turbato molti, ma il suo è stato un errore dettato da un forte coinvolgimento personale e affettivo a tragiche vicende che, tutt'oggi, animano la coscienza e il dibattito politico nazionale.Il mio primo pensiero, in questi giorni, è andato ai familiari delle vittime di Bologna e a quanto una parola sbagliata possa riaprire ferite mai rimarginate.Un punto rilevante su cui ci siamo soffermati a lungo è quello, per me fondamentale, del rispetto delle sentenze. Nella mia vita ho sempre cercato di agire con il massimo rispetto per le opinioni altrui e per la libertà di espressione. Non ho mai censurato nessuno, ho fatto del dialogo il mio faro in qualunque tipo di attività intrapresa e cerco di ascoltare il dolore che si cela anche dietro a un passo falso. Dopo una lunga riflessione ho deciso perciò di comprendere e non allontanare una persona sinceramente addolorata e che, indubbiamente, è una valida risorsa per la mia struttura. Spero che le sue sentite scuse, già espresse sui social, arrivino a tutti quanti con la stessa forza e autenticità che ho percepito io".

Questo è quanto ha dichiarato oggi il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, in relazione alle polemiche nate a seguito delle dichiarazioni di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio,sulla strage di Bologna, confermando quello che da ieri si sapeva già: che De Angelis non si sarebbe dimesso e che Rocca non lo avrebbe licenziato.

Le opposizioni, ieri, avevano già fatto presente quanto invece sarebbe stato necessario che fosse avvenuto l'esatto contrario. Queste le parole della segretaria dem, Elly Schlein

"Lo abbiamo detto in piazza di fronte alla stazione solo qualche giorno fa, il 2 agosto, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna: non accettiamo ulteriori depistaggi e tentativi di riscrivere la storia, negando le evidenze processuali per cui l’associazione dei familiari delle vittime si è tanto battuta e la Procura di Bologna e le forze dell’ordine hanno lavorato in questi anni.Tantomeno se questi tentativi ignobili arrivano dal portavoce del Presidente della Regione Lazio: servono dimissioni immediate. Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati.È grave che Meloni il giorno della commemorazione non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale.Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia del ‘900.Le evidenze processuali dimostrano che è stata una strage di matrice fascista commessa da organizzazioni neofasciste, con un disegno eversivo, facilitato da apparati deviati dello Stato.E se qualcuno fatica a riconoscerlo non è adatto a ricoprire incarichi istituzionali di nessun tipo."

Per capire il rispetto degli incarichi istituzionali tra passato e presente, è sufficiente riportare il caso di Antonio Ghirelli, portavoce del presidente della repubblica Sandro Pertini che si dimise per le polemiche generate dalla diffusione di un comunicato stampa in merito alla richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio Francesco Cossiga, che Pertini avrebbe auspicato per un ipotetico favoreggiamento del governo a beneficio del terrorista di Prima Linea Marco Donat-Cattin, figlio del parlamentare democristiano Carlo. Il comunicato fu rilasciato quando Pertini era in visita in Spagna e non fu scritto da Ghirelli, ma da un suo giovane collaboratore che lui volle comunque tutelare prendendosi la responsabilità del testo pubblicato.

C'è bisogno di aggiungere altro tra la classe dirigente del passato e quella attuale che, oltretutto, non sa liberarsi dalle radici fasciste da cui, evidentemente, continua ad alimentarsi?