«Dedico questi versi a chi, in questo momento, per via di un imprevedibile virus, ha affrontato e sta affrontando dolori e difficoltà improvvise e impensabili anche solo qualche mese fa». Sono le parole dell’autrice Romea Ponza, originaria di Napoli ma che vive a Roma, a far immergere il lettore in una poetica che parte dalla solitudine, quella creativa, quella meditata, intesa come capacità di stare soli per poter, poi, avere dei sani rapporti con gli altri, fondati sulla voglia di stare insieme e non sul bisogno. Solitudine che non è isolamento ma parte essenziale della vita per essere più forti e autonomi. E, allora, anche il Covid, un virus che ha sconvolto il mondo intero, diventa un’opportunità consapevole di crescita interiore. Anche quando crescere significa accettare situazioni, paradossi, assurdità, fallimenti e dolori. L’opera si intitola “Limbo - Al Guado Respiro” ed è il secondo volume che segue “Limbo - Aspettando l’Aurora”. Arricchisce la collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. «Ho esaminato le mie emozioni e ne ho fatto versi - racconta l’autrice - perché le emozioni sono, di fondo, simili in ciascuno di noi, ci accomunano, e poterle conoscere a fondo ci permette di padroneggiarle senza reprimerle. Con i miei versi le ho volute condividere, gettando fuori dalla mia stanza ponti da percorrere con gli altri, per guarire insieme, eliminando ogni distanza». Pagina dopo pagina, si avverte il sibilo della realtà. A partire dal respiro. Quello che, a volte, mancava indossando la mascherina anche all’aperto. «Capire il vero valore del respiro e della meditazione - afferma la poetessa - può costituire una vera rivoluzione, interiore prima di tutto. Per poter cambiare il mondo partendo da noi stessi. Così possiamo acquisire un’attitudine positiva nei confronti della vita». C’è poco, nelle liriche di Romea Ponza - e lo dimostra bene la poesia “Lo specchio del mondo” - che non sia attinente alla realtà. «Anche quando mi esprimo in chiave esoterica e spirituale - spiega l’autrice - parto sempre da ciò che mi accade all’esterno come specchio del mio mondo interiore, o, all’inverso, da ciò che sento dentro come radice delle mie esperienze quotidiane; perché è ciò che siamo, la nostra vibrazione, che determina chi incontriamo ogni giorno e cosa ci capita. Il mondo è il nostro specchio». L’autrice instaura un rapporto amichevole e catartico con la scrittura e lo definisce «un sano e piacevole impegno verso la vita, verso gli altri, visto che, in termini spirituali, tutto ciò che si fa, tutto ciò che costituisce il nostro apporto al mondo tra valori, autenticità, opere, doni, condivisione è da considerarsi servizio».

In questo secondo volume l’autrice segue sempre l’impronta spontanea del momento: sia accostando le rime, creando una sonorità nei versi, sia scrivendo di getto, in maniera discorsiva, rivolgendosi direttamente al lettore. «Che Romea Ponza - scrive nella Prefazione, Francesco Gazzè, autore e compositore, anche di tanti brani cantati da suo fratello Max - sia una delle donne forti e straordinarie di questo fragile pianeta Terra lo si evince chiaramente [...] anche senza conoscerla e senza averla mai guardata negli occhi; poiché certi abbracci nobili e intensi tra esseri umani precedono di molto quelli più banali del contatto fisico, e te li ritrovi addosso così, a pelle, arrivati da chissà dove [...] Romea Ponza rappresenta di fatto una delle espressioni più alte della nostra poesia contemporanea». Le emozioni decantate nei componimenti consentono di andare in profondità tra gli strati dell’anima e dell’inconscio, cogliendo le diverse sfumature della propria  personalità. «Io credo che leggere e rileggere le mie poesie - conclude l’autrice -possa creare indirettamente una breccia attraverso la mente razionale e stabilire un dialogo con l’Anima. In esse uso proprio dei termini squisitamente esoterici, dotati di vibrazioni particolarmente evocative. Per esempio, nella mia poesia “Bambina”, la bambina in questione è, appunto l’Anima, in questo caso un’anima particolarmente evoluta: “l’atomo tra le piccole scapole” di cui parlo è davvero un qualcosa che ci appartiene e con cui, quando nasciamo, portiamo in questo mondo quanto di buono abbiamo maturato in altre vite, ciò che ci rende anime antiche, nulla togliendo e nel rispetto profondo di chi nella reincarnazione non crede, cosa quest’ultima che nulla toglie all’importanza fondamentale della meditazione basata sul nostro respiro, l’unica vera attività imprescindibile dalla vita e che oggi sembra davvero bannato come fosse un atto rivoluzionario».

Federica Grisolia