«In uno Stato democratico la libertà di stampa è una delle manifestazioni fondamentali della libertà individuale. Oltre a consentire l’espressione del pensiero, permette ai cittadini di “controllare” l’operato del potere attraverso il racconto dei fatti. Ecco il punto: il MoVimento 5 Stelle non ce l’ha con la stampa ma con i suoi comportamenti che mortificano il fondamentale ruolo dei giornalisti, narratori della realtà.»

Questo è il presupposto con cui il senatore 5 Stelle Vito Crimi vuole giustificare la "crociata" del "MoVimento" contro l'informazione in un articolo pubblicato sul "blog delle stelle".

Ma il senatore Crimi, nella sua ingenuità o nella sua stupidità (a giudizio di chi legge), non sembra tener conto del fatto che la stessa accusa che lui rivolge alla stampa, la stampa la può rivolgere alla politica per i comportamenti dei politici che ne mortificano il ruolo, che non deve mai discostarsi dalla realtà, oltre che dalla verità.

Ne abbiamo avuto esempio ieri sera nella trasmissione Otto e mezzo, in onda su La7, dove il deputato leghista Nicola Molteni, sottosegretario al ministero dell'Interno, ha più volte palesemente evitato di rispondere alle semplici domande che la conduttrice, Lilli Gruber, gli  rivolgeva in relazione alle conseguenze dell'approvazione in legge del decreto sicurezza.

Il deputato Molteni non è riuscito ad entrare nel merito di alcune conseguenze relative alla nuova legge:

l'aumento del numero dei migranti che senza scopo e senza dimora si aggirano in molte delle principali città italiane. Un'allerta lanciata dall'Anci, anche da parte di sindaci che appartengono alle forze politiche dell'attuale maggioranza;

la riduzione e il ridimensionamento degli sprar che non favorirà certo i processi di integrazione;

i contatti e le trattative in essere relative agli accordi internazionali necessari al rimpatrio dei migranti che non hanno diritto a rimanere nel nostro Paese.

E tutta l'insicurezza che il decreto verrà a creare, veniva spacciata dal leghista Molteni come "più sicurezza, meno immigrazione illegale, più espulsioni, lotta alla criminalità organizzata, poteri e soldi ai sindaci e alle polizie locali nel contrasto al degrado urbano, sgomberi immediati..."

Il senatore Crimi, nel suo articolo, invita la stampa, i giornalisti, ad essere rigorosi e preparati nel fare le pulci al potere e a chi guida il Paese.

Ma allora perché la stampa non dovrebbe pretendere che chi guida il Paese debba essere rigoroso, preciso e sincero nello spiegare le conseguenze pratiche del proprio operato?

Crimi dovrebbe pensare prima alle travi piantate negli occhi dei politici (soprattutto della maggioranza), che alle pagliuzze in quelli dei giornalisti, anche in funzione del fatto che a poter fare danni maggiori in un Paese sono soprattutto i politici al Governo e non certo i giornalisti, anche se facessero opposizione.