La Corte d'Appello di Torino, nella sentenza che ha fatto seguito a quella di primo grado del Tribunale di Ivrea emessa nel 2017 - che condannava l'Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale a Roberto Romeo, dipendente Telecom, a causa di un neurinoma del nervo acustico dopo che per 15 anni aveva usato il cellulare per più di tre ore al giorno senza protezioni - l'uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa.

Secondo la Corte d'Appello "esiste una legge scientifica di copertura che supporta l'affermazione del nesso causale secondo i criteri probabilistici più probabile che non".

Per gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio, che rappresentano Roberto Romeo, "il caso [sulla correlazione insorgenza di un tumore per l'uiso del celluilare, ndr] è il primo nella storia giudiziaria mondiale ad aver avuto due sentenze di merito consecutive favorevoli per il lavoratore".


Che cosa dice invece la scienza? Che gli studi finora condotti non forniscono una risposta definitiva sull'argomento.

Ad esempio, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), nel 2011 ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza, provocati dalle radiazioni non ionizzanti emesse dai telefoni cellulari, come "possibili" cancerogeni per gli esseri umani, annoverandoli nel gruppo che comprende sostanze e agenti ancora sotto osservazione, perché non ritenuti né cancerogeni "probabili", né cancerogeni "certi".

Per l'American Cancer Society tale classificazione indica che in relazione all'uso dei telefoni cellulari potrebbe esserci un rischio di cancro associato, ma le prove non sono tali da confermare un nesso di causalità.