Mercoledì, inizia in Francia il processo contro 14 persone accusate di aver aiutato i terroristi islamici che il 7 gennaio 2015 sconvolsero Parigi.

Quel 7 gennaio, i fratelli Said e Cherif Kouachi assaltarono la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, uccidendo l'editore Stéphane Charbonnier, noto come Charb, altri quattro fumettisti tra cui Cabu, due editorialisti, un redattore, una persona ospite della redazione e il portiere. Furono uccisi anche la guardia del corpo del direttore e un agente di polizia.

Mentre la polizia dava la caccia ai due fratelli, che in seguito vennero uccisi, in un'altra zona di Parigi, Amedy Coulibaly, conoscente dei fratelli Kouachi, uccise prima una poliziotta e poi prese in ostaggio diverse persone in un supermercato ebraico. Dopo averne uccise quattro, il 9 gennaio fu a sua volta ucciso dalla polizia.

In un video, Coulibaly dichiarava che gli attacchi erano stati effettuati a nome dello Stato Islamico.

Perché questa premessa? Perché Charlie Hebdo, alla vigilia del processo, ha ripubblicato le vignette del Profeta Maometto che motivarono l'attacco terroristico nel 2015.

La copertina dell'ultima edizione del settimanale, presenta le 12 vignette del Profeta Maometto, le stesse che originariamente furono pubblicate su un giornale danese. 

Nell'editoriale che spiega la scelta, Charlie Hebdo fa sapere che alla rivista è stato spesso chiesto di continuare a stampare le caricature del profeta dopo gli omicidi del 2015: "Ci siamo sempre rifiutati di farlo, non perché sia proibito - la legge ce lo permette - ma perché c'era bisogno di una buona ragione per farlo, una ragione che abbia un significato e che possa aiutare la discussione".

L'inizio del processo per gli attacchi terroristici del 2015 è stato  ritenuto un valido motivo in grado di giustificare una tale decisione.