Quella che era solo un'ipotesi, anche se molto reale, si è trasformata in un fatto. Negli USA, la maggioranza repubblicana al Senato non è in grado di votare alcuna riforma sanitaria che possa sostituire l'attuale legislazione voluta da Obama.
Il motivo è sempre lo stesso. Un paio di senatori repubblicani non è convinto neppure dalla seconda revisione della riforma, ritenuta ancor "troppo garantista" e dannosa per le assicurazioni, mentre altri due, invece ritengono l'esatto opposto.
Quello che potremmo definire la Commissione bilancio del Congresso, che opera come arbitro e non è condizionata né dai democratici e neppure dai repubblicani, dopo aver valutato anche l'ultima stesura della legge ha stabilito che le sue conseguenze porterebbero, nel giro di alcuni anni, alla perdita di una qualsiasi copertura sanitaria per un range che va da 18 fino a 23 milioni di americani.
Al Senato, i rapporti di forza vedono 52 repubblicani contro 48 democratici. Venendo a mancare il voto di quattro repubblicani ed essendo i democratici inamovibili nel supporto all'Obamacare, Mitch McConnell, a capo dei senatori repubblicani, non ha avuto altra scelta che ritirare il provvedimento.
A questo punto, appare impossibile che prima di agosto il Senato possa votare in prima lettura la nuova riforma sanitaria targata Trump. E questo, ovviamente, ha avuto come conseguenza di far ritenere debole e incapace Trump nel riuscire a risolvere i problemi politici alla base del suo programma.
Una conseguenza che dal punto di vista pratico ha visto il dollaro perdere valore sui mercati monetari, ma anche dal punto di vista politico ci saranno consgeuenze: questo ritardo sulla sanità si ripercuoterà anche sui lavori della riforma fiscale che avrebbero dovuto interessare i lavori del Senato a partire da Settembre. A questo punto il Congresso rischierà di impantanarsi su due provvedimenti chiave alla base delle promesse elettorali di Trump, non contribuendo certo a migliorarne l'immagine... anche tra i suoi sostenitori.