«Il programma della sinistra lo conosciamo bene: “Giorgia Meloni è brutta e cattiva, turati il naso e vota PD».

Con questa introduzione Giorgia Meloni ha annunciato la presentazione del programma, ovviamente patriottico, del suo partito alle prossime politiche. Un'introduzione edulcorata, perché per la sinistra la Meloni non è né brutta e neppure cattiva, ma semplicemente fascista.

È quello il problema che alla Meloni ricordano in tanti, e non sono solo i partiti concorrenti a farlo.

«Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole pertanto non mi colpiscono più di un tanto. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito». È il commento che la senatrice a vita Liliana Segre affida a Pagine Ebraiche in merito alla recente presa di posizione della leader di Fratelli d’Italia sulle responsabilità storiche del fascismo. «Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi», sottolinea ancora Segre.In un messaggio indirizzato alla stampa internazionale Meloni aveva tra l’altro sostenuto: «La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche». Parole che stanno suscitando molte reazioni. Ma che se non saranno accompagnate da fatti concreti, fa capire Segre a Pagine Ebraiche, non avranno nessuna consistenza reale.

Quindi il fatto concreto, almeno il primo, è che Giorgia Meloni dovrebbe togliere la fiamma tricolore dal simbolo di Fratelli d'Italia. Ma cosa rappresenta quella fiamma? Le radici di FdI, che sono ben piantate nel Movimento Sociale, fondato tra gli altri da Giorgio Almirante per raccogliere e rappresentare i fascisti nell'immediato dopoguerra.

Che cosa rappresenta la fiamma? Lo scrive nel 1948 Nel Canto degli italiani (l'inno del MSI, non quello di Mameli) lo stesso Almirante, che ne è l'autore:

Siamo nati in un cupo tramonto
di rinuncia, vergogna, dolore:
siamo nati in un atto d'amore
riscattando l'altrui disonor.
Siamo nati nel nome d'Italia,
stretti attorno alla nostra Bandiera:
è rinata con noi primavera,
si è riaccesa una fiamma nel cuor.
Italia, sorgi a nuova vita,
così vuole Chi per Te morì,
chi il suo sangue donò
chi il nemico affrontò
Giustizia alla Patria darà.
Italia, rasserena il volto,
abbi fede: nostro è l'avvenir.
Rispondi, rispondi, o Italia!
Si ridesta la tua gioventù.
Noi saremo la vostra avanguardia,
italiani, coraggio: in cammino.
Solo ai forti sorride il destino;
liberate la Patria, il Lavor.
Noi saremo la Fiamma d'Italia,
il germoglio di un'alba trionfale,
la valanga impetuosa che sale:
Italiani, coraggio: con noi!
Italia, sorgi a nuova vita.

La fiamma accesa da Almirante nel 1948 è la speranza di riportare il fascismo al potere. Cosa che accadrà esattamente dopo cento anni, nel caso il partito della Meloni vincesse le prossime elezioni politiche.

Eppure non è tanto complicato da capire, ma i patrioti di oggi, quelli che celebrano Almirante e ne vorrebbero il nome stampato su tutte le strade e le piazze d'Italia, fanno finta di non capire... si meravigliano o addirittura ricorrono a mezzucci come quello del camerata, pardon... patriota, Ignazio La Russa:

«Con duddo il dovuto rispeddo... per la signora senatrice Segre che stimo, mi permetto di ricordare a scanso di ogni equivoco che la fiamma presente nel simbolo di Fratelli d’Italia – oltretutto senza la base trapezoidale che conteneva la scritta Msi – non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista e non è mai stata accusata e men che meno condannata, come simbolo apologetico. Spero, inoltre, di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo».

Una storia che la stessa senatrice Segre aveva già raccontato in una puntata di Che tempo che fa:

«Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante. Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci. Ma poi lui cambiò idea. Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprii le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni». 

Ma a parte tutto, secondo La Russa questo avrebbe dovuto dimostrare che FdI non avrebbe le proprie radici affondate nel fascismo? È evidente che deve applicarsi di più e meglio per convincerci.