L'andata degli ottavi di finale di Champions Legue disputata sul terreno dello stadio Do Dragao tra Porto e Juventus è finita 2-1 per i lusitani. Il Porto segna al 2' con Taremi e raddoppia anche ad un inizio ripresa, stavolta al 1', con Marega. Il gol della bandiera di Chiesa al 37' tiene in vita la Juventus per il ritorno che si disputerà a Torino.

«L'approccio è cambiato dopo un minuto», ha spiegato Pirlo nel dopo partita, «perché quando prendi un gol così dopo un minuto di gioco mancano le sicurezze. I ragazzi si sono un po' abbattuti e loro hanno potuto fare la partita che volevano, chiudendosi e ripartendo. Fortunatamente siamo riusciti a rimettere in pista la gara di ritorno con il gol di Chiesa. Non avremmo dovuto giocare questo tipo di partita ed è un peccato, avremmo potuto fare meglio. Avevamo preparato una partita diversa, avremmo voluto attaccare la profondità sia con gli attaccanti che con gli esterni e avremmo dovuto far girare più velocemente la palla, perché loro si stringevano bene, ma lasciavano spazio sulle fasce. Rimanendo in mezzo invece, con 11 avversari dietro la linea della palla, diventa tutto più difficile».

Molto meno diplomatico il commento di tifosi ed esperti che hanno definito la sconfitta di ieri giusta, perché la Juventus vista in campo è stata una delle peggiori di sempre. E nella confusione di gioco e idee è stato coinvolto pure Cristiano Ronaldo che stavolta, non riuscito a togliere le castagne dal fuoco a Pirlo.

Così Mario Sconcerti ne ha riassunto la prestazione:

«Ronaldo non è stato proprio in partita. Né un guizzo, né un tiro, mai pericoloso. È una diversità che a guardarla fa un male fisico, come un taglio sulla tela di un Vermeer. E questa volta Ronaldo ha accettato il buio della partita senza reagire, come un giocatore qualsiasi. Sta succedendo qualcosa di importante, non può essere solo un fatto tecnico. Mai visto Ronaldo così nel suo tempo italiano. È come si fosse abbandonato alla cupezza della squadra, alla sua non guida. Come avesse perso fiducia in chi lo manda in campo. La vera crisi è questa. Perché senza Ronaldo non c’è la Juve».