Il premier Conte sta girando l'Europa per ottenere consensi sull'immediata attivazione del Recovery Fund in vista del prossimo Consiglio europeo. Così, dopo la visita in Spagna, Conte si è recato all'Aia dove ha incontrato il premier olandese Mark Rutte.

Così il presidente del Consiglio ha commentato l'incontro:

«Ospitalità cortese, un ottimo clima, ci siamo confrontati su tanti aspetti bilaterali, abbiamo parlato del negoziato in corso. Abbiamo condiviso la necessità che possa essere finalizzato quanto prima. Non è nell’interesse di nessuno che la risposta europea sia ritardata. Non posso dire – ha poi aggiunto – che ci sia piano convergenza [sul Recovery Fund], ma c’è convergenza sul fatto che ci deve essere una riposta europea, una risposta solida e coordinata... ma ci sono ancora aspetti e divergenze, ma su cui possiamo lavorare. Ci siamo dati appuntamento al prossimo Consiglio europeo per coordinare meglio i nostri sforzi per dare non all’Italia o all’Olanda, ma a tutta l’Europa, una soluzione rapida».


Ma in Olanda, è noto, ad ipotizzare una pur vaga condivisione di un debito non ci pensano proprio. Una presa di posizione, forse culturale, che però fa storcere il naso per due motivi.

Il primo riguarda l'impossibilità di una migliore e più equa evoluzione delle attuali regole che definiscono l'Unione europea.

L'altro è dovuto al fatto che, mentre l'Olanda ci dà lezioni di rigore e buon governo, quel Paese trae le sue fortune da una legislazione che lo rende un paradiso fiscale per molte aziende che hanno sede o operano in Europa, sottraendo così agli altri membri dell'Ue, Italia compresa, molti degli utili di cui il fisco normalmente si dovrebbe avvantaggiare.

Quindi, dopo averci sottratto (ma sarebbe più corretto dire rubato) da anni numerosi miliardi di euro, l'Olanda ci fa la paternale.

Una situazione paradossale, resa ancor più paradossale dal fatto che anche l'opposizione italiana sembra giocare su due tavoli.

Da una parte accusa l'Olanda di essere un paradiso fiscale, dall'altra si allea con una delle principali forze politiche olandesi, per un'Europa alternativa, che però si contrappone all'attivazione del Recovery Fund, e soprattutto al fatto che una parte di quei soldi finisca all'Italia.

Lo ha fatto notare a Matteo Salvini il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, riproponendo una recente dichiarazione di Geert Wilders, definito dalla Lega un proprio alleato e presente a Milano, mesi fa, nel famoso comizio in piazza Duomo. 

"Non un centesimo all’Italia" è lo slogan dell’olandese Geert Wilders. 

«Se sono questi gli alleati di Salvini - dice Zingaretti - la Lega cambi slogan: Prima gli olandesi!»

E Salvini come ha risposto? Nulla, perché non saprebbe che cosa dire.