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La proposta di legge sul salario minimo è stata affossata dal governo Meloni trasformandola in una legge delega e cambiandone il contenuto

Nella parte antimeridiana della seduta la Camera ha approvato la proposta di legge: Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione (C. 1275-A) e delle abbinate proposte di legge (C. 141-210-216-306-432-1053-1328).

Così, in una nota, l'Aula di Montecitorio descrive il gioco di prestigio compiuto quest'oggi dal governo Meloni per affossare la legge sul salario minimo garantito presentata dalle opposizioni.

In pratica, i patrioti del prima gli italiani, hanno stravolto la proposta delle opposizioni sul salario minimo senza avere neanche il coraggio di pigiare il tasto rosso per affossare il provvedimento che avrebbe assicurato un minimo di certezza a milioni di lavoratori, trasformandolo in una legge delega, di cui si dovrà occupare il Ministero del Lavoro.

Un bel risultato, non c'è che dire!

Sono stati 153 i sì, 118 i no e 3 le astensioni dei deputati che hanno deciso di bocciare la proposta di legge delle opposizioni approvandone la trasformazione in una legge delega dove sono stati eliminati tutti i riferimenti a un salario minimo legale fisstao a 9 euro (lordi) l'ora.

Il nuovo testo prevede che i decreti legislativi del governo definiscano "per ciascuna categoria, i contratti collettivi maggiormente applicati" per "prevedere che il trattamento economico complessivo minimo del contratto maggiormente applicato sia, ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione, la condizione economica minima da riconoscersi ai lavoratori nella stessa categoria".

Dovrebbero quindi essere estesi i “trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi, individuati in base al criterio di maggiore applicazione, a quei gruppi di lavoratori non raggiunti da alcuna contrattazione collettiva, applicando il contratto della categoria più affine".

Una formulazione che, di fatto, in certi settori finirà per cristallizzare l'attuale situazione, senza cambiare nulla, rispetto all'attuale situazione.

Il provvedimento passerà ora al Senato per l'approvazione definitiva.

Come ha commentato Nicola Fratoianni di AVS, "con il voto di oggi in Parlamento, il governo di Giorgia Meloni ha detto ai lavoratori italiani che di loro non gliene frega nulla, che le difficoltà di chi ha una busta paga leggera non esistono o se esistono non sono problemi del governo.Sono mesi che si discute di salario minimo e per mesi la maggioranza ha raccontato di avere una proposta, ma la proposta non è mai arrivata. In questi mesi sono stati abili e velocissimi a eliminare le tasse sugli extraprofitti per le banche, per le grandi compagnie energetiche e a fare condoni per gli evasori.Si riempiono la bocca della parola patria. Ma l'unica patria che conoscono è quella dei furbi. La vera Italia, quella di chi deve guadagnarsi la vita giorno per giorno, non sanno nemmeno dove stia".

Anche per il Partito Democratico, "affossando il Salario Minimo la destra ha scelto di stare dalla parte degli sfruttatori. Così hanno girato le spalle a milioni di lavoratori, senza avere il coraggio di guardarli negli occhi. Ma la nostra battaglia non finisce qui: la porteremo nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nel Paese".

"Con un colpo di mano senza precedenti - hanno commentato i 5 Stele - la maggioranza di Giorgia Meloni ha affossato la nostra proposta di legge per introdurre il salario minimo a 9 euro l'ora e rafforzare la contrattazione collettiva a prima firma del presidente Giuseppe Conte. L'hanno sostituita con una delega in bianco al Governo che non risolverà nulla ma anzi peggiorerà la situazione, visto che fra le intenzioni di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia c'è anche quella di reintrodurre le “gabbie salariali”, ossia stipendi differenziati in base al costo della vita.
Lo hanno fatto ma non in nostro nome: ieri difatti il presidente Conte e tutti gli altri deputati che avevano messo la loro firma sulla pdl l'hanno ritirata, visto che si tratta dell'ennesimo provvedimento di questa maggioranza contro le lavoratrici e i lavoratori e i loro diritti.In questi mesi, mentre milioni di persone aspettavano l'approvazione del nostro testo, la stessa maggioranza e il Governo hanno condotto un ignobile balletto. Sono arrivati addirittura a riesumare il Cnel di Brunetta che ha dato non un contributo tecnico ma politico, affermando che in Italia il salario minimo non serve. Certamente non a Brunetta, che non ha problemi ad arrivare a fine mese, ma a milioni di italiani sì.Questo atto è stato l'antipasto alla presentazione di un emendamento in commissione Lavoro, a firma Walter Rizzetto di FdI, con cui, per l'appunto, i partiti di maggioranza hanno cancellato il nostro testo tramutandolo in una legge delega al Governo. In questo modo, non hanno calpestato solo i diritti del M5S e delle altre opposizioni, ma dell'interno Parlamento ormai ridotto a passacarte dei decreti legge della Meloni.  Secondo l'Istat, il salario minimo a 9 euro l'ora comporterebbe un incremento della retribuzione annuale per 3,6 milioni di lavoratrici e lavoratori, che beneficerebbero di un aumento medio annuo di 804 euro. Non solo. Prendendo in considerazione quelli con una retribuzione annua compresa tra 13.550 e 18mila euro, i beneficiari di un salario minimo a 9 euro sarebbero quasi 400mila e tra questi più della metà (53%) avrebbe un aumento superiore a 1.500 euro. A tutto questo la destra di finti “patrioti” si è opposta.  Oggi 6,7 milioni di persone lavorano con il contratto scaduto: in molti casi, dunque, i loro salari sono totalmente insufficienti ad affrontare la quotidianità; non a caso, secondo Eurostat il 63% delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese.Tale dinamica ha un impatto negativo tanto sul presente quanto sul futuro di questi lavoratori, che in questo modo viene pregiudicato. Secondo il Censis, a causa dei bassi salari che percepiscono oggi, 5,7 milioni di giovani precari e working poor rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà.PerConsiglio nazionale dei giovani ed Eures, invece, gli under 35 andranno in pensione a 74 anni con meno di 1.600 euro lordi: ciò per effetto della crescente precarizzazione e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali.Contrariamente a ciò che gli esponenti di maggioranza e Governo vanno dicendo, come dimostrano le esperienze degli altri 22 Paesi europei su 27 che lo hanno già adottato il salario minimo non comporta alcun abbassamento degli stipendi né fa crescere la disoccupazione. Anzi, è vero il contrario. Ecco perché la nostra battaglia per dare all'Italia questa misura di dignità proseguirà, dentro e fuori dal Parlamento".

Autore Carlo Airoldi
Categoria Politica
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