Assoprovider, associazione di categoria affiliata a Confcommercio che rappresenta circa 200 PMI impegnate nel settore delle Telecomunicazioni e dei Servizi Internet, ha diffuso un comunicato per lanciare l'allarme su un emendameno già approvato alla Camera, di cui è firmatario il deputato PD Davide Baruffi, che conferisce all’Agcom (Autorità di Garanzia per le Comunicazioni) il potere di cancellare siti web, contenuti, blog e forum, ordinando di impedire l’accesso a determinati contenuti internet da parte dei cittadini italiani, senza alcun intervento preventivo di un organo della magistratura.
L'emendamento è relativo alla protezione dei contenuti e del diritto d'autore e fa riferimento ad una norma Europea a cui l'Italia si dovrebbe adeguare. Peccato per Baruffi, però, che la norma europea preveda che la rimozione (o il divieto ad accedervi) di un contenuto che violi di diritto d'autore sia comunque decisa dall'autorità giudiziaria.
Ma per il rappresentante del PD, probabilmente un entusiasta del decisionismo renziano, quello deve esser sembrato un particolare di poco conto, di cui la normativa italiana poteva fare tranquillamente a meno.
In attesa di conoscere se al Senato l'emendamento sarà modificato, anche se va ammesso che il rispetto della Costituzione - e prima ancora della logica - in questa legislatura è stato finora del tutto opzionale, Assoprovider ha pensato bene di lanciare l'allarme sul problema, immaginando già che questo finirà per favorire le grandi multinazionali dei contenuti a danno delle piccole aziende.
Infatti, non ci vuole molta fantasia ad immaginare che un colosso del web, nel caso dovesse provare il minimo fastidio nei confronti di un microscopico ipotetico concorrente non farà altro che tuonare nei confronti dell'Agcom che, solertissima, quasi sicuramente in contrasto ad un'infinità di norme del diritto civile e o penale, dirà alla "vittima" di turno di togliere un'immagine, cancellare una pagina, eliminare una categoria, chiudere un sito...
Naturalmente, la vittima di turno sarà una piccola azienda che non avrà alcuna forza contrattuale e nessuno studio legale composto da decine di associati in grado di ribattere anche ad eventuali possibili abusi e ingiustizie.
"Questo - come afferma Assoprovider - con grave danno della libertà di espressione e di iniziativa economica previste dalla nostra Costituzione.
Con questa misura il legislatore, inoltre, dimostra di non aver in alcuna considerazione i piccoli provider che senza alcun contributo pubblico da anni stanno rendendo meno pesante il digital divide in molte parti d’Italia", rischiando di distruggere il lavoro di anni in nome della tutela dei diritti economici delle multinazionali dei contenuti.