"In un quadro economico internazionale in espansione, si consolida la crescita dell'economia italiana, sostenuta dalla ripresa del processo di accumulazione del capitale. L'attività produttiva mantiene una intonazione complessivamente positiva in presenza di un rallentamento della crescita nei servizi. Il mercato del lavoro si attesta sui livelli raggiunti nel mese precedente, mentre la flessione congiunturale della produttività del lavoro riflette l’elevato contenuto di occupazione che caratterizza la fase di ripresa economica. L'indicatore anticipatore continua ad aumentare rafforzando le prospettive di crescita a breve termine."

E chi avrebbe potuto scommettere altrimenti? È da qualche tempo che l'Istat, quando pubblica i propri dati somiglia sempre di più alla caricatura fatta da Crozza al giornalista del tg3 Maurizio Mannoni... sarebbe sufficiente che a quanto scrive aggiungesse qualche insomma..., ma dai..., suvvia... e sarebbe identica. Questo è quanto si registra anche nella nota mensile relativa all'andamento dell'economia per il mese di novembre 2017.

Prima il quadro internazionale, per il quale ci sono pochi dubbi. Negli Stati Uniti, l'economia va con l'occupazione che aumenta insieme al Pil e alla fiducia dei consumatori. Anche in Europa le cosa non vanno poi tanto male, poiché si continua registrare una fase espansiva dell'economia seppure in presenza di una leggera decelerazione. Anche gli scambi internazionali non crescono più, ma "come sintesi dell’andamento positivo del commercio in volume per le economie emergenti (+0,8%) e della decelerazione delle economie avanzate (-0,6%)."

E adesso veniamo all'Italia. Il Pil è il fiore all'occhiello dell'andamento economico con una crescita decisa, supportata dall’espansione dei consumi della spesa delle famiglie e, in misura minore, da quella delle Amministrazioni Pubbliche. Guardando però i grafici di tendenza, la spesa delle famiglie non farebbe prevedere, per il futuro, ulteriori incrementi. Anzi, l'andamento sembra andare nel senso della diminuzione.

Anche sul mercato del lavoro, si cerca di fra trapelare ottimismo, parlando di situazione inalterata rispetto al mese precedente. Addirittura le ore lavorate sono pure aumentate, ma la produttività è in netto calo. Evidentemente vale lo slogan, seppur non propagandato, lavorare meno, lavorare tutti. Il problema però è dato dal salario conseguente al lavorare meno, ma questo non sembra preoccupare l'Istat. E per il futuro "le attese delle imprese per l’occupazione nei prossimi 3 mesi si mantengono su livelli complessivamente positivi per l’industria e i servizi, mentre prosegue la fase negativa delle costruzioni." In fondo negli ultimi 12 mesi l'occupazione è cresciuta avvicinandosi alle 400mila unità... ed è un dettaglio di poco conto ricordare che tali lavoratori siano quasi esclusivamente a tempo determinato.

In questo quadro di ottimismo, però, i prezzi non riescono a decollare ed è un fatto... ma nonostante questo l'Istat ci dice che "i consumatori, in un orizzonte temporale più lontano, si attendono una maggiore inflazione, con una crescita in novembre dell’incidenza di chi prevede nei
prossimi dodici mesi aumenti dei prezzi più o meno sostenuti rispetto agli attuali"! Quindi, anche qui vale l'ottimismo... e ci mancherebbe che così non dovesse essere.

E le prospettive per il futuro non potrebbero essere migliori, anche se a novembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato una diminuzione determinata proprio "dal peggioramento dei giudizi sulla componente economica e futura." Ma per l'Istat non ci sono problemi. Infatti, "seppure in diminuzione, il livello dell’indice si mantiene vicino ai livelli massimi segnati negli ultimi 3 mesi."

E poi, comunque, ci sono le imprese. Ma anche il clima di fiducia delle imprese registra una "lieve diminuzione rispetto a ottobre"? Niente paura è solo dovuta al peggioramento espresso dalle imprese del commercio al dettaglio. Che non vendano, probabilmente, è giudicata cosa di poco conto. Quel che conta è che l’indicatore anticipatore continui ad aumentare e confermi il "rafforzamento delle prospettive di crescita a breve termine."

Come commentare dati simili? Con il suggerimento che in Italia si voti per le politiche almeno una volta all'anno. In questo modo, possiamo esser certi che nel Paese ci saranno sempre abbondanza e benessere... almeno a parole.