Oltre che essere ormai appurato che Kirill e il suo predecessore Alessio sono stati agenti del Kgb, il servizio segreto nel quale si era formato anche Vladimir Putin, nel 2020 la rivista Forbes, aveva pubblicato uno studio firmato da David Satter, fra l’altro ricercatore presso la Scuola di studi internazionali della Johns Hopkins University, dal quale risulta che Kirill sarebbe intestatario di beni per 4 miliardi di dollari.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la Chiesa ortodossa ha ricevuto privilegi ufficiali tra cui il diritto di importare alcol e tabacco esenti da dazi.
Nel periodo in cui Kirill era a capo del dipartimento delle relazioni ecclesiastiche estere, il patriarcato aveva incamerato 75 milioni di dollari all’anno a partire dal 1995. Tra i beni a disposizione del Patriarca vi sarebbe una villa a Gelendzhik sul Mar Nero, vicina a quella di Putin, oltre a uno yacht sul quale è stato anche fotografato.
Il vizietto delle "chiese" di pretendere e ottenere privilegi soprattutto economici, pare alquanto diffuso. Spicca la differenza tra i 75 milioni di dollari annuali (71 milioni di Euro) di benefici ottenuto dal patriarcato russo al confronto con gli stimati 6 miliardi di euro di cui in Italia beneficia la Chiesa Cattolica (tra 8 per mille, servizi gratuiti, elusione fiscale ecc.).
Il tutto nonostante le tanto sbandierate "sacre" scritture, esibite e citate fino alla noia, che invece predicherebbero atteggiamenti ben diversi nei riguardi di quello che i preti stessi, con insopportabile ipocrisia, definiscono "sterco del diavolo".
A quanto pare, le tonache di ogni paese e di ogni "tradizione", nello sterco si trovano maledettamente a proprio agio. Fino al giorno in cui qualcuno, in lotta quotidiana con bollette e rate del mutuo, finalmente deciderà di ribellarsi!