Non siamo nuovi, purtroppo, ai terremoti. Questa nostra terra che trema, si spacca, si dilania. E porta con sè quel che trova.

Case, chiese, negozi....quanto ci accompagna ogni giorno, in un tran tran quotidiano che nulla lascia presagire.

Alzi gli occhi, e dopo un secondo quello che ti era familiare, compagno del tuo viaggio, non esiste più.

Sono piccoli paesi antichi, quelli che stavolta il terremoto si è portato via. Una magnitudo di 6.0, impossibile resistere.

E sotto le macerie, le grida di chi è ancora vivo, e si aggrappa disperatamente alla speranza di essere estratto. Ancora vivo.

10 SECONDI E POI IL NULLA

Così testimoniano i sopravvissuti, come Marco, operatore ecologico ad Amatrice, che si era appena alzato per andare al lavoro. Una scossa violentissima, 10 secondi, e tutto è crollato. Lui è uno dei sopravvissuti, uscito indenne dal crollo della propria abitazione.

Ma sotto le macerie, ci sono voci urlanti, con poco fiato rimasto, che chiamano.

Amatrice non ha più il suo centro storico; la via principale del centro è solo un ricettacolo di cumuli e cumuli di macerie, delle case crollate.

I Vigili del fuoco e i volontari scavano con le mani, per cercare i superstiti: una scena che la storia ci ha abituato a ri-vedere, in quella corsa spasmodica contro il tempo e contro la morte.

UNO SCENARIO APOCALITTICO

Questo è quanto descrivono i sopravvissuti, ma anche i giornalisti che sono accorsi sul posto, immediatamente dopo il crollo.

Barelle improvvisate con cuscini di divani per trasportare via i feriti, ospedali inagibili e corse verso quelli più vicini, bambini estratti dalle macerie e portati via a braccia, di corsa....

E' questa nostra Italia, che si spezza. Un rumore assordante e brevissimo, la desolazione, quel cuore che si stringe. E che speriamo tornerà a battere. Domani, come ha fatto tante volte, troppe volte ormai.